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Questo articolo è stato pubblicato il 21 maggio 2011 alle ore 14:06.

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Il Papa chiama gli astronauti della Stazione spaziale internazionale: «Santità, benvenuto a bordo»Il Papa chiama gli astronauti della Stazione spaziale internazionale: «Santità, benvenuto a bordo»

Oggi, sabato 21, hanno parlato una mezz'ora con il Papa, Benedetto XVI, e lunedì 21 saranno a colloquio con il Presidente Napolitano. Non sono capi di Stato o di Governo, ma gli astronauti attualmente a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, a cui si è aggiunto per qualche giorno anche lo Space Shuttle Endeavour, al suo ultimo volo, che ha portato importanti strumenti e materiali alla Iss ed anche sei astronauti, fra cui l'italiano Roberto Vittori.

L'occasione è importante, non è mai successo prima che un Papa s'interessasse così profondamente delle attività spaziale da voler addirittura stabilire un contatto diretto. Tensione, positiva, ed emozione, da entrambe le parti e si potrebbe dire palpabile anche quando la trasmissione ha qualche normale problema tecnico all'inizio.

A Roma, alla biblioteca Vaticana, accanto al Papa ci sono il Presidente della nostra Agenzia Spaziale, Enrico Saggese, che fa in qualche modo il minimo indispensabile degli onori di casa, il comandante dell'Aviazione italiana, Generale Giuseppe Bernardis, e un rappresentante dell'Agenzia Spaziale Europea. Sulla Iss, a circa 400 chilometri da Terra, la prima sorpresa che dimostra l'interesse per questa opportunità: gli astronauti ci sono tutti e 12, i sei della Stazione, fra cui l'altro astronauta italiano Paolo Nespoli, e i sei dello Shuttle.

Non era previsto, la schedula della Stazione è rigidissima, ma tutti hanno lasciato quel che dovevano fare e si sono presentati per il colloquio con Benedetto XVI. Troppo importante.

Il primo momento di emozione ed imbarazzo si è però sciolto subito, per il tono pacato, cordiale e visibilmente interessato del Papa, che ha rivolto un saluto agli astronauti e li ha subito ringraziati per il loro coraggio, preparazione e dedizione nel portare avanti la scienza nello spazio. Parole che hanno colpito subito sia i 12 astronauti che chi ascoltava dietro un televisore o un computer.

E l'interesse del Papa si è visto nel ritmo serrato con cui ha fatto domande e cercato di ottenere risposte, quasi fosse conscio che quei 20 minuti erano proprio pochi.

L'ambiente, la fragilità del sistema Terra, la necessità etica soprattutto per chi si occupa di scienza di far passare il messaggio sulla conservazione del nostro ambiente. Temi già toccati in altre situazioni ma che, data la straordinaria visuale degli astronauti della Space Station, assumono un significato ancora più importante. E loro ci stanno, dicono che si vede ad esempio la fragilità di quel sottilissimo lenzuolo che è l'atmosfera, da cui loro sono molto fuori. Una coltre fondamentale per la nostra vita.

«E voi che ogni giorno passate tante volte sopra le nazioni e i continenti non vedete ancora meglio di noi come sia folle che continuiamo a combatterci qui sulla Terra e perfino ad ucciderci uno con l'altro», chiede il Papa in modo tanto diretto quanto semplice. E infatti spiazza per un attimo gli interlocutori che si riprendono subito dicendosi sicuri che la scienza e la tecnica potranno portare beneficio e pace , se verranno usate in modo collaborativo come loro stanno facendo nella Stazione spaziale internazionale, che da tempo è sviluppata da molte nazioni e non solo Europa ed America.

Due domande speciali per i due italiani, Vittori quasi "confessa" che la schedula di lavoro lì è pressante, ma quando arriva la notte vedendo il blu della Terra e quello del cielo, può ritrovare sé stesso, pensare e pregare per sé e la sua famiglia, oltre che per tutti.

L'atmosfera oramai è quasi scherzosa e Vittori estrae dalla tasca la medaglia con incisa la "Creazione" di Michelangelo che il Papa gli ha affidato, la fa volteggiare scherzosamente nella camera a gravità ridotta e poi la lancia a Nespoli che la riporterà al Papa scendendo con la Soyuz russa a Terra. Una staffetta perfetta. E proprio con Nespoli, nonostante lui e il Papa siano divisi da chilometri e dallo spazio siderale, c'è un momento di affettuosa partecipazione di Benedetto XVI al dolore dell'astronauta per la morte della madre mentre lui era in orbita. Per un momento i due hanno parlato come se fossero i soli nell'universo, molto particolare.

Tornerete come eroi, dice il Papa, che messaggio portate ai giovani. Su questo non c'e dubbio da parte di nessuno: un messaggio di pace e di collaborazione, di impegno a fare le cose assieme e non uno contro l'altro, come loro lì stanno facendo. Il collegamento si chiude, perché il tempo è tiranno anche con i Papi, e siamo quasi allo scherzo; l'unica astronauta, per la ridotta gravità agita i lunghi capelli che ondulano come la criniera di un leone, mentre un altro fa finta di lanciarsi in alto e viene ripreso al volo per i piedi. Un sorriso e tutti ritornano al loro diversamente impegnativo lavoro.

«L'atmosfera anche alla Biblioteca Vaticana, dice Enrico Saggese, era di emozione per l'interesse di Benedetto XVI che ha quasi incalzato i 12 astronauti con le domande rivolte loro. Tutte importanti ovviamente, ma voglio sottolineare, accanto ai temi dell'ambiente, della solidarietà e della pace, come il Papa abbia ribadito l'importanza sociale della scienza per aiutare l'umanità a capire sé stessa e le proprie origini. Questo messaggio mi ha veramente colpito, anche se detto da un Papa che sappiamo già essere da sempre molto attento alla scienza».

Lunedì si replica con il presidente Napolitano, perché a bordo c'è una bandiera italiana che arriva da Reggio Emilia, la città del tricolore. E sarà certo festa.

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