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Questo articolo è stato pubblicato il 23 maggio 2011 alle ore 06:35.

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Una partita a due: da una parte gli avvocati, che però al loro interno sono divisi tra falchi e colombe, e dall'altra tutti gli altri mediatori. In mezzo, il ministero della Giustizia. Si presenta così la sfida della mediazione che mercoledì, all'auditorium di Roma, proverà a trovare il punto di sintesi tra i legali che chiedono una repentina retromarcia sulla riforma partita a marzo – e sulla quale pende un ricorso alla Corte costituzionale promosso, neanche a dirlo, dagli avvocati – e gli altri professionisti che invece vogliono andare avanti.
In verità, gli schieramenti non sono così netti. Perché tra le fila degli avvocati – oltre a chi di mediazione proprio non ne vuole sentire parlare (l'Organismo unitario) e chi invece spinge per ridimensionare l'obbligatorietà dell'istituto e introdurre il vincolo dell'assistenza legale (il Consiglio nazionale forense) – c'è chi è schierato con la riforma e, dunque, con le altre categorie di mediatori abilitati. Della presenza nell'avvocatura di diverse anime se n'è avuto riprova nell'assemblea autoconvocata che gli organismi pro-riforma hanno tenuto lo scorso mercoledì a Roma. La prima in cui i mediatori hanno potuto guardarsi in faccia e cominciare a contarsi, accorgendosi che diversi avvocati sono con loro.
D'altra parte, c'è chi nella nuova avventura ha investito tempo e denaro, confidando che la riforma – già oggetto di una partenza a singhiozzo, che ha visto il 21 marzo debuttare una parte della mediazione, mentre il grosso del contenzioso (quello sulle cause condominiali e stradali) è stato rinviato a marzo 2012 – non subisse ulteriori modifiche. Per esempio, sono quasi 10mila i professionisti iscritti agli albi che si sono formati come conciliatori e che adesso guardano con molto sospetto al tavolo tra ministero della Giustizia e avvocatura da cui sono uscite le proposte di modifica della riforma.
Si tratterebbe di fare marcia indietro sull'obbligo della mediazione, ora previsto per tutta una serie di materie: diritti reali, divisione, successioni ereditarie, patti di famiglia, locazioni, comodato, affitto di aziende, risarcimento del danno da responsabilità medica o da diffamazione a mezzo stampa, contratti assicurativi, bancari e finanziari. Peraltro, venerdì scorso il segretario del Cnf, Andrea Mascherin, intervenendo all'assemblea dell'Oua, ha ribadito che l'abrogazione dell'obbligatorietà della mediazione rimane la priorità dell'avvocatura, alla quale non si rinuncerà. Insomma, l'ipotesi paventata nell'accordo con il ministero, che prevede l'esclusione dell'obbligatorietà per le cause di valore superiore a 5mila euro, è solo un primo passo verso la cancellazione definitiva. Tutto dipende da quanto terreno il ministro della Giustizia vorrà lasciare agli avvocati.
Di certo, l'esclusione delle controversie di valore maggiore riduce fortemente l'impatto della mediazione sull'arretrato civile. Tanto più che gli avvocati hanno anche ottenuto altri due risultati non da poco. In primo luogo, la promessa modifica che introdurrebbe l'obbligo di assistenza legale nelle varie fasi della procedura. E poi, soprattutto, la possibilità che venga riconosciuto valore esecutivo al verbale di accordo stipulato tra gli avvocati. Senza passare dal giudice. In altre parole, una nuova forma di mediazione. Ma questa volta la partita è giocata a porte chiuse.
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L'universo dei pacieri
Gli organismi
Gli organismi di mediazione iscritti nel registro tenuto dal ministero della Giustizia hanno raggiunto quota 322. Possono svolgere la mediazione enti pubblici o privati, per ognuno dei quali esiste un'apposita sezione del registro. Inoltre, dell'organismo devono far parte minimo cinque mediatori, i quali devono, tra l'altro, aver frequentato un corso di formazione ad hoc presso soggetti abilitati, devono possedere un diploma di laurea triennale o essere iscritti a un ordine o a un collegio professionale.
Gli enti di formazione
Sono 177 gli organismi accreditati che possono svolgere attività di formazione dei mediatori. Anche questo registro è diviso in due parti, una riservata agli enti pubblici e l'altra agli enti privati. Gli organismi di formazione devono assicurare corsi di durata non inferiore a 50 ore, con una parte teorica e una pratica, nella quale devono svolgersi sedute simulate di mediazione. Anche la prova finale è articolata in una parte teorica e una pratica e deve avere una durata non inferiore a 4 ore.
La start up
Il costo medio per avviare un organismo di mediazione è di circa 70mila euro. Nella cifra è compreso il costo del personale necessario per far funzionare l'organismo di mediazione, l'affitto e gli arredi della sede.
Per iscriversi, l'organismo di mediazione deve comunque avere un capitale di 10mila euro, deve assicurare l'attività in almeno due regioni o in due province della stessa regione, e deve stipulare una polizza assicurativa di almeno 550mila euro.

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