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Questo articolo è stato pubblicato il 25 maggio 2011 alle ore 18:08.

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Un mercato vero. Fatto di gare e concorsi per scegliere il miglior progetto e non un nome o un curriculum. Aperto ai giovani e agli studi più piccoli, portatori di innovazione, senza sbarramenti di fatturato. Con le amministrazioni impegnate a programmare e le imprese a costruire, invece che progettare. Con l'idea che le gare e i progetti non sono una fastidiosa imposizione normativa, ma il modo migliore per assicurare consenso e qualità degli spazi pubblici. Sono obiettivi ambiziosi quelli che stanno dietro all'iniziativa lanciata da «Progetti e Concorsi» per una legge dell'architettura che incida radicalmente sull'impostazione del Codice degli appalti. Come del resto esige una proposta di iniziativa popolare. Ecco i punti chiave.

Più gare meno fiducia
L'idea di fondo è creare un vero mercato della progettazione. Oggi del tutto assente in un Paese dove buona parte dei servizi sono assegnati in via fiduciaria, i concorsi sono un'eccezione e gli incarichi assegnati sulla base di gare che "bypassano" il progetto puntando su prezzo e curriculum. Per ribaltare questa situazione la prima mossa è ridurre drasticamente la soglia sotto la quale sono ammesse procedure diverse dalla gara formale. La nostra proposta è di scendere da 100mila a 40mila euro, ammettendo deroghe solo su autorizzazione dell'Autorità di vigilanza sui Contratti pubblici. Il via libera di Via Ripetta è necessario anche per consulenze e convenzioni, in modo da arginare il fenomeno degli incarichi mascherati ad archistar e università. Ritocchiamo anche i punteggi per la valutazione dell'offerta economicamente più vantaggiosa: più peso alla proposta tecnica, meno a prezzo e tempi.

Progetto al centro
Basta con gli affidamenti al buio. Le amministrazioni devono scegliere un progetto e renderlo pubblico. Per questo il concorso deve diventare la via principale per affidare la progettazione di un'opera. Non bastano più i concorsi-evento, bisogna puntare sul confronto tra progetti anche per realizzare piazze, scuole, piccoli interventi pubblici. Nel 2010 in Italia sono stati banditi 193 concorsi (di idee e progettazione), in Francia 1.466. Questi numeri nascondono un gap – di trasparenza del processo progettuale che si traduce in qualità degli spazi pubblici – che va ridotto. Anche per questo la proposta di legge prevede l'introduzione dell'advisor per i concorsi: un consulente specialista capace di supportare gli enti meno attrezzati nella gestione delle gare. Previsti anche incentivi per i privati.

Basta con le giurie
Basta con le giurie monopolizzate da rappresentanti delle amministrazioni. In commissione devono essere sempre presenti almeno due professionisti esperti, tra cui il presidente.

Spazio ai giovani
Basta con gli sbarramenti di fatturato, curriculum e organico. Ai concorsi si partecipa con il progetto. I requisiti valgono solo per l'affidamento degli incarichi successivi. Ma anche in questo caso chi vince, al termine della competizione, deve potersi associare a soggetti più "grandi" per ottenere l'incarico, mantenendo il ruolo di capo-progetto nei confronti dell'amministrazione.

Meno appalti integrati
Il progetto deve diventare un punto fermo del processo costruttivo. Gli incarichi congiunti di progetto e lavori alle imprese aprono varchi a varianti con aumento di costi e scadimento della qualità delle realizzazioni. L'appalto integrato (esecutivo più lavori) deve essere limitato a opere di una certa soglia economica (sotto i 500mila euro e sopra i 20 milioni) e di particolare impegno tecnologico. Vietate le gare di lavori sul preliminare.

Basta in house
Ribaltiamo il principi del Codice. Fare i progetti spetta ai professionisti, non alle stazioni appaltanti che sono, invece, chiamate a impegnarsi nella programmazione.

Cantieri certi
Le opere inserite nel programma triennale delle amministrazioni devono essere dotate del Documento preliminare alla progettazione. Aggiramenti delle norme che prevedono l'obbligo dei concorsi sono sanzionate dall'Autorità di vigilanza. La mancata realizzazione di un progetto frutto di concorso – tranne casi indipendenti dalla volontà dell'amministrazione – configura l'ipotesi di danno erariale, sanzionabile dalla Corte dei conti.

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