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Questo articolo è stato pubblicato il 27 maggio 2011 alle ore 07:50.
Una scena che si ripete: lunghe ovazioni quando arriva e quando lascia una platea. È solo che ieri c'è stato davvero un inedito. Era la prima volta del presidente della Repubblica a un'assemblea di Confindustria, la prima volta che Giorgio Napolitano assisteva alla relazione del leader degli Industriali seduto in prima fila accanto alle cariche istituzionali. Quello scroscio di applausi che ha accolto il suo ingresso ha di nuovo sottolineato quanto – anche nel mondo delle imprese – il presidente sia considerato il punto di riferimento e di equilibrio in una scena politico-istutuzionale travagliata e confusa. Un segno di rispetto che Giorgio Napolitano ha accolto con «piacere» anche se il suo esordio tra gli imprenditori ha una ragione: il legame sono i 150 anni dell'Unità d'Italia che coincidono con i 100 anni di vita di Confindustria.
Dunque, la sua è stata una «testimonianza di attenzione» verso un'associazione che, come tutte quelle produttive e del lavoro, «contribuiscono a garantire e consolidare la coesione sociale nel Paese». Del resto, la sua presenza in Confindustria era prevista alcuni mesi fa quando si celebrava il centenario di Viale dell'Astronomia ma, in quella occasione, non potè essere presente per impegni internazionali con il presidente degli Stati Uniti Obama. C'era quindi anche un «debito di attenzione da colmare», dicono i suoi più stretti collaboratori che raccontano di un presidente grato della riconoscenza da cui ieri è stato circondato. E proprio la parola «riconoscenza» – insieme a «gratitudine» – è quella che usa Marcegaglia rivolgendosi a lui dal palco dell'Auditorium «per il richiamo a tenere unita l'Italia e unirci attorno alle istituzioni».
Il senso di equilibrio e coesione è il tasto su cui il Quirinale insiste, ancora di più, in quest'ultima coda avvelenata di campagna elettorale. Ma una particolare sollecitazione, lanciata dal Colle lo scorso primo maggio, ieri tornava nei passaggi della Marcegaglia. Quelle «cause strutturali di ritardo della nostra economia» su cui Napolitano esortava a intervenire per rilanciare la crescita, traguardo possibile «a condizione di un nuovo clima sia politico sia sociale». Ma il Colle non ha mai trascurato pure l'esigenza di «innovazione» nelle relazioni industrali attraverso «un diverso equilibrio tra legislazione e contratti in grado di promuovere più feconde relazioni insieme a nuove forme di partecipazione alle scelte aziendali». Un passaggio che caratterizzò il suo discorso – lo scorso 20 maggio – in memoria di Massimo D'Antona, ucciso nel '98 dalle Br. Ma è il tributo finale della Marcegaglia a incrociare l'idem sentire della platea: «In Italia è ancora aperta una questione: diventare nazione. Ciò richiede, come lei signor presidente ci ricorda, obiettivi condivisi e un agire comune. Mettere avanti l'interesse di tutti e ritrovare quello spirito che in passato ci ha consentito di fare un grande balzo».
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