Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 26 maggio 2011 alle ore 06:42.

My24


ROMA
Avrebbero sottovalutato gli allarmi relativi a un possibile, imminente terremoto all'Aquila, omettendo di adottare misure idonee a evitare il disastro del 6 aprile 2009 che portò alla morte di 309 persone. Per questo motivo ieri il gup del Tribunale dell'Aquila, Giuseppe Romano Garganella, ha rinviato a giudizio i sette componenti della Commissione Grandi Rischi della Protezione civile che il 31 marzo 2009, sei giorni prima del sisma, parteciparono alla riunione che si tenne nel capoluogo abruzzese. Per tutti gli imputati l'accusa di omicidio colposo plurimo e lesioni. Si tratta di Franco Barberi, presidente vicario della Commissione, del professor Enzo Boschi, presidente dell'Istituto nazionale di fisica e vulcanologia (Ingv), del vice capo del settore tecnico-operativo della Protezione Civile, Bernardo De Bernardinis, del direttore del Centro nazionale terremoti, Giulio Selvaggi, del direttore della fondazione Eurocentre, Gian Michele Calvi, del professore ordinario di fisica terrestre dell'Università di Genova, Claudio Eva, e del direttore dell'ufficio rischio sismico del Dipartimento della Protezione Civile, Mauro Dolce. Il processo inizierà il prossimo 20 settembr davanti al Tribunale monocratico del capoluogo abruzzese. Mentre gli avvocati difensori annunciano battaglia in giudizio, i familiari delle vittime del sisma esprimono soddisfazione e chiedono le dimissioni imediate di tutti i membri della Commissione. «Sarebbe logico – ha auspicato Vincenzo Vittorini, fondatore dell'Associazione 309 Martiri, che si è costituito parte civile – che per il 20 settembre tutti i membri della Commissione si dimettessero per affrontare il processo da comuni cittadini».
Il punto nodale dell'inchiesta è il verbale redatto dalla Commissione subito dopo la riunione del 31 marzo 2009, documento nel quale l'ipotesi di un imminente forte terremoto veniva definita poco probabile. La riunione con le massime autorità scientifiche del settore fu convocata per esaminare la fenomenologia sismica in atto da alcuni mesi nel territorio aquilano. Da quasi sei mesi si susseguivano scosse sismiche, culminate il 30 marzo con una scossa di magnitudo 4.0. Ma gli esperti non ritennero che la situazione fosse il preludio a una scossa devastante. «I forti terremoti in Abruzzo – evidenziò Boschi – hanno periodi di ritorno molto lunghi. È improbabile che ci sia a breve una scossa come quella del 1703, pur se non si può escludere in maniera assoluta». Secondo il procuratore capo dell'Aquila, Alfredo Rossini e il sostituto, Fabio Picuti, la Commissione non prese le necessarie precauzioni, a partire dall'ordine di evacuare immediatamente gli abitanti. Agli imputati viene contestata «una valutazione del rischio sismico approssimativa, generica e inefficace in relazione alla attività della Commissione e ai doveri di prevenzione e previsione del rischio sismico». Per l'accusa, dopo la riunione furono fornite «informazioni imprecise, incomplete e contraddittorie sulla pericolosità dell'attività sismica vanificando le attività di tutela della popolazione». Ieri Boschi ha ribadito di «aver fatto sempre il proprio dovere».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Shopping24

Dai nostri archivi