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Questo articolo è stato pubblicato il 28 maggio 2011 alle ore 15:22.

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Ci sono almeno tre aspetti su cui vale la pena ragionare dopo la sentenza di oggi sulla scalata alla Banca Antonveneta da parte della Banca popolare di Lodi. Il primo: il verdetto di condanna, per tutti, tranne che per il capo della vigilanza di Banca d'Italia Francesco Frasca, è stato emesso dalla seconda sezione penale presieduta da Gabriella Manfrin. Ossia lo stesso giudice che ha assolto le banche estere accusate di aggiotaggio nel caso Parmalat. Un segnale di equidistanza che dovrebbe tranquillizzare chi ritenga la magistratura giudicante una sorta di proiezione di quella requirente.

Un'altra riflessione è legata allo scossone dato dalla sentenza a quella particolare «autoreferenzialità» (come l'ha definita il pm Luigi Orsi nella recente requisitoria sul processo Unipol-Bnl) che ha caratterizzato la linea di comportamento della Banca Centrale durante la guida di Antonio Fazio.

Un'autoreferenzialità che trova il proprio fondamento giuridico nel secondo comma dell'articolo 7 del Testo unico bancario che recita: «I dipendenti della Banca d'Italia nell'esercizio delle funzioni di vigilanza sono pubblici ufficiali e hanno l'obbligo di riferire esclusivamente al Governatore tutte le irregolarità constatate anche quando assumono la veste di reati». Una norma che risale al 1936 e che, di fatto, garantisce al numero uno di via Nazionale un'enorme discrezionalità nella scelta delle opzioni cui ricorrere nei casi in cui la «salvaguardia del sistema» sia messa in pericolo.

Il terzo punto su cui riflettere è la scissione delle responsabilità tra il Governatore e il capo della Vigilanza di Banca d'Italia. L'assoluzione di Frasca da una parte e la condanna a 4 anni di carcere del suo capo diretto (la pubblica accusa aveva chiesto tre anni di carcere), se le motivazioni della sentenza lo confermeranno, indicherebbe la stigmatizzazione processuale di un assetto decisionale, sino a quel momento, totalmente verticistico ed evidentemente incorente con la complessità delle scelte da affrontare.

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