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Questo articolo è stato pubblicato il 30 maggio 2011 alle ore 20:35.
L'ultima modifica è del 30 maggio 2011 alle ore 16:49.
Silvio Berlusconi prende atto della batosta incassata dalla maggioranza al ballottaggio. «Abbiamo perso, è evidente - dice il capo del Governo da Bucarest, dove è volato oggi per un bilaterale italo-rumeno -. L'unica strada è tenere i nervi saldi e andare avanti». Poi l'agenda da portare avanti: «Ci restano alcune riforme, la riforma fiscale, della giustizia e il piano per il Sud». Infine un pensiero rivolto a Milano, andata al centro-sinistra dopo una lunga fase iniziata nel 1993 con il leghista Formentini: «Ora i milanesi devono pregare il buon Dio che non gli succeda qualcosa di negativo», ha commentato Berlusconi, assicurando che la città «non era amministrata male». E si è detto anche certo che a Napoli, dopo aver eletto De Magistris, «si pentiranno tutti moltissimo».
Bersani: è stata una valanga, ora Berlusconi si dimetta
Insomma, il premier non ha alcuna intenzione di mollare. Rincuorato, dice lui, anche dal sostegno di Umberto Bossi. Con il quale si confronta telefonicamente per precisare poi che «siamo d'accordo di andare avanti insieme». ll segretario del Pd, Pierluigi Bersani, per parte sua, non trattiene l'entusiamo per il risultato. «Tra il primo ed il secondo turno è stata una vera e propria valanga. C'è stata una riscossa civile e morale alla quale il Pd si è messo al servizio». Una riscossa che per la maggioranza corrisponde a una sonora sconfitta. «Una nuova fase politica si apre con le dimissioni del governo e dopo le dimissioni la strada maestra sono le elezioni. Noi però siamo pronti a considerare percorsi per fare una nuova legge elettorale con la quale sarebbe meglio andare al voto».
Marcegaglia: se governo va avanti subito riforma fiscale
Non commenta invece la partita elettorale il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia che da Brescia, davanti ai cronisti che la incalzano, si limita a una battuta. «Sarà il governo a decidere cosa fare dopo i voti di oggi». Ma ribadisce invece l'agenda per il futuro e la ricetta necessaria per tornare a crescere. La stessa che aveva sottolineato con forza qualche giorno fa all'assemblea annuale di Confindustria. «Se il governo deciderà di andare avanti, la riforma fiscale è da realizzare prima della fine della legislatura, deve entrare nella fase operativa». E lancia un messaggio alla politica: «Basta conflitti, il Paese non ne può più, c'è grande stanchezza».
Maroni: è stata una sberla, subito riforma fiscale
È invece molto esplicito sull'esito dei ballottaggi il ministro Roberto Maroni. «È stata una sberla, serve subito una riflessione». Poi il ministro leghista indica subito la road map. «La riforma fiscale e il completamento della riforma federale» sono i temi che dovrebbero essere messi nell'agenda del governo «per rilanciarne l'azione» dopo i risultati elettorali. Che il leader del suo partito, Umberto Bossi, ha invece commentato così. «La Lega - avverte - ha fatto il suo dovere». Nel Pdl, poi, gli accenti sono diversi. Così c'è chi, come Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, già mette le mani avanti minizzando gli effetti della batosta sul prosieguo della legislatura. «La sconfitta pressoché certa a Milano e a Napoli è un avvertimento serio» per la maggioranza «da cui però non traggo nessun elemento di valutazione generale» sulle sorti del governo.
Il Pdl incassa la sconfitta: abbiamo perso
Ma le analisi meste comunque non mancano, malgrado l'avvertimento di Cicchitto. È il caso di Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo al Senato del Pdl, che sottolinea come «se andasse secondo questi sondaggi si dovrebbe dire che le elezioni sono state perse, senza mezzi temini». Proprio quello che già dice il sottosegretario Carlo Giovanardi che ai microfoni di una tramissione radiofonica abbandona ogni prudenza. «Abbiamo perso». Mentre il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi, mette l'accento sul fatto che «gli elettori scelgono in due grandi città rappresentanti che non vengono dal riformismo del partito Democratico, ma dalla sinistra estrema e da una cultura populista». Chi invece ancora non commenta i primi risultati è Silvio Berlusconi che, con molta probabilità, dovrà subire anche la beffa di un'amministrazione di centro-sinistra anche nella "sua" Arcore dove è in vantaggio la candidata dell'opposizione.
Il Pd: risultato oltre le più rosee aspettative
Una sconfitta che, visti i primi risultati a spoglio ancora in corso, si aggiunge alla débacle nelle grandi piazze. Tanto da far dire al centro-sinistra, per bocca di Davide Zoggia, responsabile Enti locali del Pd e stratega delle candidature, «il risultato dei ballottaggi è andato oltre le più rosee aspettative. C'è un segno omogeneo su tutto il territorio nazionale della vittoria del Pd e del centro-sinistra». Quasi tutti i big per ora tacciono, fatta eccezione per Bersani e l'ex ministro Beppe Fioroni. «Cosa succede oggi? Avremo un risultato molto simile a 25 giorni fa che darà due segnali chiari: il primo è un segnale di cambiamento, la voglia di girare pagina. Il secondo è l'indicazione di chi perde. E su questo non ci sono dubbi».
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