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Questo articolo è stato pubblicato il 30 maggio 2011 alle ore 06:37.
Lina
Palmerini Questa sera sarà sciolto il dilemma. Non solo sui prossimi sindaci di Napoli e Milano – oltre quelli di svariate città – ma sul nodo politico più bruciante: cosa ne sarà del Governo e di Silvio Berlusconi? I risultati dei ballottaggi di questa sera diranno se ci saranno conseguenze per la stabilità politica che, in caso di sconfitta del centro-destra, verrà seriamente messa in discussione. Soluzioni, in questi giorni, se ne sono ipotizzate tante. Anche nell'ultimo vertice a Palazzo Grazioli i massimi vertici del Pdl, insieme al premier, hanno cominciato a precostituire delle exit strategy nel caso peggiore e più temuto, quello della perdita sia di Napoli che di Milano. Si parla di un Berlusconi-bis, si parla anche di esecutivi tecnici così come di un rimpasto in questo stesso Governo.
Ma c'è un punto che resta inalterato e indifferente all'esito delle urne di oggi. Come si farà la manovra di 40 miliardi annunciata dall'Economia in questi giorni? È evidente che per sostenere un impegno finanziario di questo tipo, che graverà in modo consistente sulle spalle degli italiani, serve un Governo solido e una maggioranza ampiamente coesa. E, soprattutto, serve una coalizione di partiti che abbia voglia di prendersi la responsabilità – e mettere la faccia – sui prossimi sacrifici degli italiani. Ecco il vero dilemma. Sarà in grado di farlo l'attuale Governo? E, in caso di Esecutivo tecnico, l'opposizione si esporrà in una manovra lacrime e sangue mettendo a rischio la possibile vittoria alle prossime elezioni politiche?
Alla fine, anche questa tornata di amministrative ha dimostrato che è l'andamento dell'economia a pesare sulla politica. Il malessere che gli elettori hanno espresso al primo turno dipende largamente da una crescita che non decolla e contrae redditi e occupazione. Lo ha riconosciuto Silvio Berlusconi ricordano le recenti sconfitte di Zapatero in Spagna o della Merkel in Germania. Ma ora arriva il peggio. L'annuncio dei 40 miliardi in tre anni fatto dall'Economia ha di certo sorpreso per la mancanza di tempismo politico: è stato fatto alla vigilia di elezioni. Ma questo testimonia che c'è davvero la necessità e l'urgenza dell'Italia di rassicurare i mercati promettendo rigore. Ecco, è questa promessa che aspetta la politica all'indomani dei ballottaggi.
Tagli ma non solo. Attraverso la manovra – e con il decreto sviluppo – l'attuale Governo cercherà un recupero sulla propria base elettorale. Non è un caso che sia l'ufficio di presidenza del Pdl sia gli stati maggiori della Lega stiano battendo il tasto del fisco. Una riforma che non c'è ancora ma il pressing su Giulio Tremonti è cominciato così come cominciano a circolare primissime ipotesi. Un aumento dell'Iva per alleggerire Irap o Irpef: è quello di cui discute il Carroccio, che da questa tornata ha potuto sentire sulla sua pelle la freddezza delle partite Iva e dei piccoli imprenditori. Dunque, se il Governo resterà in sella – o così com'è o con la formula del Berlusconi-bis – avrà l'arduo compito di conciliare tagli alla spesa e tagli alle tasse. Insomma, rigore ma anche una boccata d'ossigeno per alimentare lo sviluppo. Non a caso, tra i rumors del Palazzo si parla di un solo punto fisso: Giulio Tremonti. O in veste di premier "tecnico" o della sua permanenza – comunque vada – in via XX Settembre.
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