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Questo articolo è stato pubblicato il 01 giugno 2011 alle ore 08:02.

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ROMA - Silvio Berlusconi ha preannunciato che sul Pdl ha «le idee chiare», che ci saranno «presto novità». Il premier ha assicurato di non voler «scontentare nessuno» ma nel partito terremotato dal risultato elettorale monta la preoccupazione e il rischio balcanizzazione. La promozione di Angelino Alfano a coordinatore unico (o vicepresidente) annunciata a mezza bocca da Bucarest, in concomitanza con le dimissioni di Sandro Bondi dal triunvirato, hanno allarmato non poco una parte degli ex An e non solo. Al punto che l'ufficio di presidenza, inizialmente previsto per ieri sera, è stato rinviato di ventiquattr'ore.

Il tempo per trovare un'intesa che pare essere stata raggiunta: Alfano diventerebbe reggente del Pdl in vista del congresso ma lascerebbe il suo posto di Guardasigilli a Fabrizio Cicchitto, attuale capogruppo alla Camera. Un ruolo, quest'ultimo, che potrebbe essere ricoperto da Maurizio Lupi. Ad ogni modo i diretti interessati, per ora, smentiscono. «Cado dalle nuvole», ha tagliato corto Cicchitto. Ignazio La Russa e Denis Verdini manterrebbero comunque l'incarico di coordinatori con deleghe soprattutto sul fronte organizzativo.

Il ministro della Difesa si sente sotto attacco e teme che l'obiettivo vero sia dare la spallata agli ex An. Per tentare di frenare la manovra di accerchiamento, ieri mattina dopo il Consiglio dei ministri si è riunito con Maurizio Gasparri e Altero Matteoli. L'obiettivo è quello di mantenere la rappresentanza al vertice della componente aennina. Ma in realtà non è che tra gli ex colonnelli oggi vi sia la stessa unanimità di intenti. Matteoli, come anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno, non sono intenzionati a erigere le barricate in difesa del ruolo di coordinatore di La Russa. Piuttosto puntano a mostrare un'autonomia politica in vista della riorganizzazione del partito, tant'è che Alemanno non fa mistero di essere pronto anche a dar vita a una sua componente parlamentare.

Il premier, pur mostrandosi rassicurante, vuole assolutamente evitare fratture interne al Pdl. Ieri nel tardo pomeriggio, appena rientrato dal Quirinale, ha avuto un faccia a faccia con Verdini in vista dell'ufficio di presidenza che si terrà oggi. Berlusconi vuole dare un segnale. Ma non è detto che questo si realizzi con «l'immediata» promozione di Alfano. Il ruolo di «reggente» attualmente non è previsto ma è chiaro che una pubblica indicazione del premier non verrebbe contestata. La richiesta di istituzionalizzare le primarie per la scelta del futuro candidato premier, conferma che nel Pdl i tempi sono ormai maturi per il dopo-Berlusconi. Non a caso il Cavaliere, pur non bocciando aprioristicamente la proposta, ne ha sottolineato i limiti: «Personalmente sono per tutto ciò che è espressione dell'opinione pubblica», ha detto, aggiungendo però subito dopo che c'è il rischio di non «sapere chi viene a votare».

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