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Questo articolo è stato pubblicato il 31 maggio 2011 alle ore 19:53.
L'ultima modifica è del 31 maggio 2011 alle ore 10:53.

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Piersilvio Berlusconi arriva a Palazzo GrazioliPiersilvio Berlusconi arriva a Palazzo Grazioli

di Celestina Dominelli
Prima, a Bucarest, scherza sul suo funerale (politico) evocato dai cronisti dopo la disfatta dei ballottaggi. «Volevo fissare la data del mio funerale, ma nei prossimi giorni ho troppi impegni e quindi rimandiamo». Poi, nel pomeriggio, dal Quirinale - dove è salito per la tradizionale cerimonia del 2 giugno nei giardini del Colle - scomoda il gergo calcistico. «Abbiamo subito un gol, è vero, ma siamo ancora quattro a uno, perché avevamo vinto le politiche, le regionali, le europee e le amministrative. E abbiamo ancora due anni di gioco». Insomma, Silvio Berlusconi non ha alcuna intenzione di arrendersi anche se il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, lo invita anche oggi a «dimettersi essendo venuta meno la maggioranza nel paese» prima della verifica parlamentare in programma dopo il 20 giugno.

Il Cavaliere avverte Tremonti: aprirà i cordoni, lui non decide
Il premier, però, tira dritto. «Ho preso atto della sconfitta. Sono sicuro però che non ho mancato in nulla se non nel comunicare. Sono assolutamente fiducioso, abbiamo una maggioranza per fare le riforme e mi metterò a comunicare tutte le settimane». E lancia un avvertimento a Giulio Tremonti. «Ora dobbiamo impegnarci. In cima a tutto c'è la riforma del fisco che è importantissima». E Se Tremonti non aprisse i cordoni della borsa? «Li faremo aprire. Non è Tremonti che decide. Lui propone». Parole che arrivano quasi in contemporanea con il primo commento ufficiale di Umberto Bossi dopo il voto. «Per ora il governo va avanti. Tranquillamente? Questo non lo so, però andiamo avanti, per ora». Non proprio un attestato di piena solidarietà nei confronti del premier. Anche se, a sentire quest'ultimo, sembrerebbe invece tutto a posto.«Con Bossi bene, ci siamo sentiti anche a colazione».

La nota di Palazzo Chigi su Tremonti: piena fiducia
In serata attravrso una nota diffusa da Palazzo Chigi il premier ha stemperato i toni della frase riferita al ministro dell'Economia: «Vengo avvertito di tentativi di polemica su una mia risposta del tutto ovvia ad una domanda dei giornalisti. Riconfermo piena fiducia nel Ministro Tremonti e sono sicuro che continueremo a lavorare bene insieme come abbiamo fatto sino ad adesso».

Al Colle breve colloquio con Napolitano
Il Cavaliere ribadisce quindi il suo mantra post elettorale: si va avanti senza cedimenti nonostante il pesante responso consegnato dalle urne. Al Quirinale il premier si intrattiene poi qualche minuto con il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, e, a chi va a stringergli la mano in cerca di conforto dopo la batosta, ripete che il governo non cadrà. Qualche testa, però, potrebbe invece rotolare dentro il partito dove regna ormai il caos. A innescarlo ha contribuito lo stesso Berlusconi aprendo ieri all'ipotesi di Angelino Alfano coordinatore unico del partito. Una strada su cui oggi il premier non si è sbottonato rinviando qualsiasi discussione all'ufficio di presidenza in programma domani pomeriggio. «Vediamo, abbiamo un comitato di presidenza presto».

Riunione con i figli a Roma. Piersilvio: successione? Non esiste
Rinviato a domani il redde rationem con lo stato maggiore del Pdl, il premier ha dedicato il pomeriggio a una riunione con i quattro figli (assente Eleonora) che sono giunti alla spicciolata nella residenza romana del premier, prima del suo rientro da Bucarest. Un incontro che ha preceduto l'appuntamento serale al Colle e su cui pochissimo è trapelato. «Eravamo tutti e quattro a Roma e abbiamo pensato di fargli una sorpresa», sono le uniche battute strappate al figlio Piersilvio dai cronisti che lo hanno atteso all'uscita di Palazzo Grazioli. Si è parlato di successione? «No, non esiste», ha tagliato corto il vicepresidente di Mediaset. «Si è parlato di affetto».

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