Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 01 giugno 2011 alle ore 09:35.

My24

È stato per tre stagioni uno dei pupilli dello Zeman che trascinava il Foggia a conquistare applausi in giro per i campi di serie A. Velocissimo, sapeva dribblare come pochi altri e aveva un tiro che non faceva sconti a nessuno. Il suo sinistro ha fatto scuola. Per anni migliaia di apprendisti calciatori hanno studiato da vicino il modo in cui tirava i calci da fermo: le punizioni e i rigori erano le sue specialità, sbagliava raramente.

Beppe Signori è stato uno dei più grandi attaccanti italiani degli anni Novanta. Forse, il migliore. Dal Foggia è passato alla Lazio, con la quale ha realizzato gol a grappoli e ha fatto parlare di se in tutto il mondo. Cinque stagioni e qualche mese, tanto è durato il sodalizio con la maglia celeste. I numeri parlano chiaro, Signori era un fenomeno: 107 reti in 152 partite di campionato, 17 centri in 24 presenze in Coppa Italia. È stato per tre volte capocannoniere della serie A. Ma ha raccolto poco, pochissimo: soltanto una Coppa Italia, nel 1998.

Del suo trasferimento alla Sampdoria si è parlato tantissimo. I liguri lo acquistano in comproprietà per 7 miliardi e 500 milioni, poteva essere un affare per tutti. Perché Signori garantiva ancora talento da vendere e aveva una grande voglia di dimostrare di essere ancora il migliore. Ma le cose non vanno per il verso giusto. Chiude la stagione con la miseria di 3 reti in 17 partite. E pensa che sia opportuno cambiare aria.

Sceglie Bologna e ne diventa una bandiera per 6 stagioni. Segna tanto e porta gli emiliani a fare benissimo in campionato, come non accadeva da tempo. Finché gli anni che passano non gli suggeriscono di guardare altrove per trovare ancora un po' di spazio. Signori si trasferisce in Grecia, nell'Iraklis, ma da quelle parti c'è poco da fare e allora meglio provare più a nord, nel torneo ungherese. Gli offrono un ingaggio al Sopron, squadra sconosciuta al grande calcio, lui accetta e gioca una decina di partite, togliendosi anche la soddisfazione di segnare tre gol.

Il suo talento non è rimasto confinato alle squadre di club. Sacchi, il ct dell'Italia che voleva cambiare le regole non scritte del calcio di casa nostra, ne fece uno degli elementi insostituibili della sua gestione. Che culminò con il secondo posto ai Mondiali disputati negli Stati Uniti. Nel torneo americano, Signori era la spalla di Roberto Baggio in un centrocampo che non prevedeva troppi protagonisti in attacco. Giocò tanto, ma non mise a segno nemmeno una rete. E restò fuori nella finale contro il Brasile, con il muso lungo perché il mister non gli permetteva di mettere a frutto le sue capacità sotto porta. Con la maglia azzurra, collezionò 28 gettoni e 7 reti. Ma avrebbe voluto fare molto di più.

Al ritorno dall'Ungheria decise di prestare la propria esperienza e popolarità al servizio della tv. Lo chiamarono per fare il commentatore, prima alla Rai e, più recentemente, a Mediaset Premium. Era stimato, Signori, e competente. Ci sapeva fare davanti alle telecamere, la parlantina non gli mancava e l'esperienza neppure. Poi, il buio. Notizia di oggi. È tra gli indagati per un giro di scommesse che è stato smascherato dalla Procura di Cremona. Amava scommettere, Beppe, su qualsiasi cosa. Gli piaceva il gioco e non aveva mai tentato di nasconderlo. Ma che fosse uno dei tanti filibustieri del calcio a cui ha dato tanto, questo no, non lo credeva possibile nessuno.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi