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Questo articolo è stato pubblicato il 01 giugno 2011 alle ore 17:46.

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Letizia Moratti saluta in lacrime palazzo Marino. Stretta di mano con il nuovo sindaco PisapiaLetizia Moratti saluta in lacrime palazzo Marino. Stretta di mano con il nuovo sindaco Pisapia

In mattinata saluta i dipendenti comunali e si commuove. Nel Salone d'Onore di Palazzo Marino (la Sala Alessi) 200 dipendenti, in gran parte alti dirigenti, assistono al commiato del sindaco uscente e la salutano con un applauso. Lei li invita a continuare «con questo amore per la città, perchè è questo che dobbiamo dare ai nostri cittadini».

Letizia Moratti come ultimo atto presenta la relazione di cassa, annunciando che la sua amministrazione lascerà a quella di Giuliano Pisapia un bilancio con un saldo in attivo per gli investimenti di 48 milioni di euro. E difende con forza la gestione economico-finanziaria del suo mandato, ricordando la congiuntura difficile nella quale si è trovata a operare, con una riduzione del perimetro di spesa di oltre 780 milioni di euro rispetto al quinquennio precedente.

Nonostante questo, rivendica, la spesa per i servizi sociali non ha subito alcuna contrazione (nel 2011 le è stato dedicato il 40% della spesa libera corrente). E poi, dice nel suo saluto l'ex primo cittadino, è stata avviata la realizzazione di due nuove linee metropolitane e la costruzione di due musei (quello di Arte contemporanea e quello sulle Culture del mondo).

Letizia Moratti si difende anche dalle accuse che le sono state rivolte per una politica delle risorse umane eccesivamente prodiga di contratti di consulenza, ricordando che nell'arco del suo mandato la spesa negli incarichi speciali è stata diminuita dell'80 per cento. Si dice convinta che il disimpegno di Lufthansa da Malpensa non comprometterà l'Ipo di Sea e taglia corto davanti alle richieste rinnovate dal Pd di rinunciare al ruolo di commissario straordinario dell'Expo dopo la sconfitta elettorale. Ma lascia il suo incarico dicendosi felice di aver dedicato questi cinque anni alla sua città.

A Giuliano Pisapia affida simbolicamente le chiavi della città nella cerimonia per il passaggio delle consegne a Palazzo Marino.
Tutto si svolge tra cordialità e sorrisi sotto i flash incessanti dei fotografi, poi Letizia Moratti se ne va e lascia la scena al nuovo sindaco. Pisapia la ringrazia assieme a tutti «coloro che si sono impegnati per Milano in questi cinque anni». E dà appuntamento ai suoi concittadini in municipio per la celebrazione della Festa della Repubblica, domani. Aspetta tutti «con gioia e con ansia», dice, «bambini, ragazzi, adulti e anziani».

L'ufficio centrale elettorale del Tribunale di Milano in mattinata aveva notificato alla segreteria generale del Comune l'atto di proclamazione di Giuliano Pisapia a sindaco di Milano. Un documento che, oltre a certificare la sua vittoria elettorale, proclama come eletti i 48 consiglieri comunali. Da oggi il nuovo sindaco avrà per legge dieci giorni di tempo per convocare la prima seduta del Consiglio comunale che si dovrà tenere entro i primi 10 giorni successivi. In quella seduta, ha annunciato Pisapia, sarà resa nota la composizione della giunta.

Intanto il Pd milanese libera, almeno verbalmente, Pisapia da possibili paletti per la scelta della squadra di governo e si rimette alle scelte del neo sindaco sposando la linea del «rinnovamento» e delle «competenze». Perché Milano - dicono i democratici - non ha bisogno di occupazione di poteri. Il Pd insomma è «a disposizione del buon governo della città».
Nichi Vendola invece indirizza una video-lettera a Giuliano Pisapia che ieri lo aveva criticato per i toni usati in piazza a Milano, subito dopo i risultati del ballottaggio. «Solo l'emozione - dice il leader di Sel - mi ha indotto ad usare il verbo espugnare per nominare la bella vittoria di Milano. Un vecchio stile verbale mi ha espugnato la genuina intenzione». «Liberare era ed è il verbo giusto, nè espugnare nè conquistare», riconosce Vendola. Che rivendica invece con orgoglio l'appello rivolto ai fratelli «musulmani e ai fratelli Rom».

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