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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2011 alle ore 19:42.

Li chiamavano quelli dell'84. Marco Paoloni, Daniele Corvia, e poi Alberto Aquilani, Daniele Galloppa, Damiano Ferronetti. Più Daniele De Rossi, classe '83. Generazione vincente, nella Primavera della Roma, molti di loro hanno fatto fortuna, dal Prenestino o da Ostia fino alla serie A. «Ma uno fa tanti sacrifici, e poi si ritrova così, sputtanato insieme ad arrestati e indagati senza che c'entri nulla», urla Corvia, attaccante ora al Lecce. Assicura di «non avere nemmeno il telefonino di Totti», figurarsi se poteva aver detto che il "Capitano" lo aveva informato di un over da giocare.

Una telefonata strana però oggi emerge. La ricevette il 13 maggio alle nove di sera, da un tal Massimo di Pescara. «Paoloni mi ha detto che mi ridarai tu i soldi che mi deve», telefonata che - assicurano ora i legali del calciatore leccese - lasciò di stucco il loro assistito. Anche perchè quando Corvia rispose di non saperne assolutamente nulla, Massimo replicò: «Come al solito Marco mi ha preso in giro, ora se la vede con me». Tre giorni dopo, Corvia presentò un «dettagliato esposto alla Procura di Roma e alla Figc».

Paoloni era uno di quei ragazzi dell'84, il meno fortunato calcisticamente. Le loro storie tornano a intrecciarsi, a distanza di anni e di chilometri, nel calderone del calcioscommesse. «Che rabbia essere accostato a persone indagate o arrestate, io che non sono niente di tutto questo. E che non conosco nessuna di quelle persone», dice il 27enne calciatore che secondo alcune intercettazioni e le dichiarazioni di Erodiani era colui che informava Paoloni o il gruppo di scommettitori che tutto era aggiustato, dalle parti della sua vecchia squadra, la "Magica". Prima De Rossi, poi il «capitano della giallorossa».

«Ma io quelle persone non le ho mai conosciute. Continuano a parlare di me e io mi sento messo in mezzo. De Rossi non lo sento da tantissimo. Con Totti non ho mai parlato in questi anni, l'ho solo incontrato in campo in Lecce-Roma: tra l'altro io entrai nel secondo tempo, una gran parata di Doni mi negò il gol. Quella era stata la mia miglior prestazione dell'anno. Oggi sono a disposizione dei magistrati, però nessuno ancora mi ha chiamato». A dire il vero una denuncia Corvia l'aveva già fatta. Il 13 maqgio scorso, alle nove di sera, al telefonino di Daniele arriva una chiamata «di contenuto sospetto», l'interlocutore è sconosciuto.

Tre giorni dopo, con l'aiuto del suo avvocato Giovanni Del Re presenta un dettagliato esposto alla Procura di Roma e a quella della federcalcio. Solo dopo, assicura il suo legale, capirà che quel tizio anonimo era Erodiani, lo stesso che ora lo sta «mettendo in mezzo».

C'è poi anche il Lecce, secondo le indiscrezioni che filtrano da Cremona, tra le squadre di A sospettate. «Io e la mia squadra dormiamo sopra dieci guanciali, non uno», la difesa di Corvia. Al quale però sta a cuore soprattutto la sua posizione. «Corvia è assolutamente estraneo, contro di lui è un accanimento«, dice l'avvocato Del Re. «Ho moglie e due figli, li tengo fuori da questa storia ma tutto quel che si dice su di me, senza che io sia mai citato nell'ordinanza del gip, fa male anche a loro. Io sono indignato, anzi proprio incazzato, scrivetelo pure...». In fondo la sua storia non è dissimile da quella dell'ex compagno di giovanili De Rossi: «La mia situazione è simile alla sua: solo che lui è De Rossi, e io solo Corvia. Però anche io ho due braccia, due gambe e un'anima». (Ansa)

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