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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2011 alle ore 10:41.

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Giuliano Ferrara al cinema Capranica con Maurizio BelpietroGiuliano Ferrara al cinema Capranica con Maurizio Belpietro

Una «libera adunata, per il caro amico Silvio». Questo è stato il senso - e il titolo - della riunione pubblica al cinema Capranica di Roma organizzata dal direttore del Foglio e conduttore di Qui Radio Londra sui Rai 1, Giuliano Ferrara, che con questa mattinata ha lanciato un invito al premier a rilanciare la sua figura, il suo ruolo nel Pdl e il Pdl stesso. Senza negare, tuttavia, che «la botta è stata grossa», ha esordito Ferrara, riferendosi all'esito delle elezioni amministrative, soprattutto a Milano e Napoli.

Accanto a lui sono intervenuti il direttore di Libero, Maurizio Belpietro, il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, il direttore del Tempo, Mario Sechi, Vittorio Feltri, ma anche esponenti vicini alla sinistra come Piero Sansonetti, Ritanna Armeni e Marina Terragni. Fra le poltrone, anche i volti di Daniela Santanchè, il ministro Renato Brunetta e il coordinatore del Pdl Denis Verdini. Era anche stato ipotizzato un intervento dello stesso Berlusconi, che alla fine, però, non c'è stato.

Ferrara: «Berlusconi deve fare il premier, non espugnare le Procure»
Ferrara ha aggiunto che Berlusconi «non può continuare a comportarsi come il capo di una minoranza o come l'uomo che vuole espugnare le procure», non può perché «è il presidente del Consiglio e deve rivolgere la sua attenzione al Paese e al Parlamento». Però, ha detto Ferrara rivolgendosi al premier, «non devi abbandonarti a noiosissimi monologhi di cui il Paese si è stufato», ma deve aprirsi al confronto, con una nuova campagna in contraddittorio con la stampa e i rivali, facendosi intervistare. Serve una nuova legittimazione della leadership di Berlusconi, servono le primarie - è il pensiero del direttore del Foglio - altrimenti si perdono consensi e voti nel Paese e anche nel centrodestra.

Il tema delle primarie
Il direttore del Foglio ha rilanciato le primarie per il Pdl, da svolgersi fra il 1° e il 2 ottobre «con un regolamento semplice» e invitando anche altri esponenti del Pdl, come il governatore della Lombardia Roberto Formigoni, a farsi avanti. E «rifondare la Dc, finché lo dice Cirino Pomicino va bene, ma quando lo dice Claudio Scajola, un capo del partito di Berlusconi, è cosa strana», ha proseguito. Qui la platea di berlusconiani del Capranica ha dato un forte segno di sé: qualcuno dall'ultima fila al nome di Scajola ha urlato «espulsione», ma queste cose, lo ha rimbrottato Ferrara, «non si usano più».

D'accordo con le primarie, ma non per definire la leadership, si è detta il ministro della Gioventù, Giorgia Meloni: «Bisogna spalancare le finestre del Pdl all'aria fresca della partecipazione popolare con le primarie a tutti i livelli e con i congressi locali», ha detto dal palco del Capranica, sottolineando che «sarebbe invece sbagliato parlare di primarie per la leadership, perché l'unica cosa certa che abbiamo in questo momento è la leadership di Berlusconi. Ma per il resto, per la vocazione popolare del nostro partito, è necessario che la partecipazione dal basso sia assicurata. E per questo credo che vada introdotto il meccanismo delle primarie a tutti i livelli». Secondo Meloni inoltre, «il Pdl non può parlare di meritocrazia senza mettere mano all'attuale legge elettorale con la quale i parlamentari vengono nominati dalle oligarchie di partito. Una riforma della legge elettorale che dia ai cittadini la possibilità di scegliere non è più rinviabile».

Sulla stessa linea l'intervento del ministro dei Beni Culturali, Giancarlo Galan: «A me le primarie piacciono, sono un'occasione per discutere e per confrontarsi, magari anche per litigare. Bisogna farle a tutti i livelli, purché non diventino un meccanismo di potere dei signori delle tessere e si metta in discussione l'essenza stessa del Pdl che è la leadership di Silvio Berlusconi». «Del resto - ha aggiunto - chi potrebbe mai essere quel pazzo che si candida alle primarie contro Berlusconi? Io no di certo...».

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