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Questo articolo è stato pubblicato il 09 giugno 2011 alle ore 14:20.

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Via libera del Consiglio dei ministri al codice antimafia e al decreto che semplifica i riti civili. I due provvedimenti che il guardasigilli Angelino Alfano aveva indicato come pregiudiziali per le sue dimissioni da ministro per assumere il nuovo incarico di segretario del Pdl.

Il codice previsto dalla legge delega del 2010
Con il Codice antimafia, è stato spiegato in conferenza stampa al termine del consiglio dei ministri, il Governo ha dato così attuazione alla legge delega del 2010 che prevedeva l'emanazione di un Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, «con il precipuo compito di effettuare una completa ricognizione delle norme antimafia di natura penale, processuale e amministrativa, nonché la loro armonizzazione e coordinamento anche con la nuova disciplina dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata». La stessa legge del 2010 ha delegato il Governo anche alla redazione di un decreto legislativo per la modifica e l'integrazione della disciplina in materia di documentazione antimafia.

Maroni: in codice antimafia banca dati unica per appalti sicuri
Nel libro Tre del Codice antimafia, approvato oggi dal Cdm in via preliminare, sono previsti più poteri ai prefetti e una banca dati nazionale presso il ministero dell'Interno in modo da agevolare l'assegnazione degli appalti pubblici. Il Codice è composto da cinque libri e 131 articoli. In particolare, ha spiegato il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, viene istituita una banca dati nazionale unica presso il ministero dell'Interno, che raccoglierà tutta la documentazione antimafia». Tutto questo, assicura, produrrà «maggiore celerità nella procedura dell'aggiudicazione degli appalti pubblici con un risparmio di risorse e di tempo e un miglior controllo». Il codice, gli ha fatto eco il ministro Alfano, «si muove lungo tre direttrici, «cattura dei latitanti, carcere duro e aggressione ai patrimoni criminali». Dopo il via libera di oggi, il decreto legislativo passa al Parlamento che avrà 60 giorni per dare il suo parere e sia Maroni che Alfano hanno sollecitato le Camere a un lavoro celere per fare in modo che il Consiglio dei ministri riesca a dare il via libera definitivo al decreto entro la fine dell'estate.

Sì alla semplificazione della procedura civile
Il Consiglio dei Ministri ha poi acceso il semaforo verde anche alla semplificazione della procedura civile. I riti, da 33, passano a solo tre: il rito del processo del lavoro, quello ordinario per i processi brevi e il rito sommario per i processi con evidenti prove. Ogni anno, ha ricordato Angelino Alfano, «in Italia vengono incardinate 4,8 milioni di cause civili, ne vengono decise 4,6 milioni e ne restano 200mila che vanno a formare l'arretrato. Per la prima volte nel 2010 è calato l'arretrato civile». Il provvedimento è un decreto attuativo, ha spiegato il premier Silvio Berlusconi. «Con Alfano - ha aggiunto - abbiamo discusso sul fatto che sappiamo che ci sono da fare tante cose, come la riforma del processo penale, credo che questa legislatura sarà ricordata negli annali della storia repubblicana per questa trasformazione importante dei tipi di processi, in modo da garantire ai cittadini una giustizia sollecita e giusta».

Ok al riordino di permessi, congedi e aspettative
Via libera poi dal consiglio dei ministri al riordino delle regole in materia di permessi, congedi e aspettative per i lavoratori dipendenti privati e pubblici. Le modifiche ridefiniscono i criteri e le modalità per la loro fruizione e consentono di eliminare alcuni dubbi interpretativi sulle disposizioni vigenti fino a oggi. Si tratta di un provvedimento che da un lato favorisce i lavoratori che ne fanno richiesta, dall`altro stabilisce le misure restrittive al fine di evitare abusi o illeciti.

Ok a conferenza della Repubblica
Dal consiglio dei ministri è arrivato anche l'ok definitivo del ddl di istituzione e disciplina della Conferenza della Repubblica, che intende riformare profondamente l'attuale sistema delle Conferenze, e che passa ora all'esame del Parlamento. «Si tratta di una riforma importante - ha sottolineato il ministro Raffaele Fitto - che adegua il sistema e le forme delle relazioni tra Stato e Autonomie. Una riforma non più rinviabile dopo la modifica del Titolo V della Costituzione che ha comportato una trasformazione dell'ordinamento della Repubblica in senso policentrico e ha conferito, attraverso l'articolo 114 della Costituzione, pari dignità ai Comuni, alle Province, alle Città metropolitane, alle Regioni e allo Stato».

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