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Questo articolo è stato pubblicato il 10 giugno 2011 alle ore 06:38.

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Sono due i passaggi cruciali che permetteranno di dire se la lezione del 2007-2008 è servita a qualcosa: gli assetti bancari e i derivati.
Sul primo, la dimensione delle banche, la partita è persa, negli Usa ma anche in Europa. La Dodd-Frank è disposta di fatto a salvare comunque le maggiori banche, avviate verso un crescente gigantismo, consentito dal banking on the state, come dice Andrew Haldane della Banca d'Inghilterra, dal poter fare affidamento sulla copertura del contribuente. Quando nel 1999 il Congresso fece saltare del tutto il primo pilastro della finanza roosveltiana, sostituendo la legge Glass-Steagall sulla separazione fra raccolta del risparmio e banca d'investimento con la legge Gramm-Leach-Bliley, le prime cinque banche americane avevano assets per 2.300 miliardi e controllavano il 38% del mercato. Oggi la sola Bank of America, salvata da Washington durante la crisi, ha assets per 2.300 miliardi e le prime cinque controllano il 52% del mercato. «Quale segno più chiaro possiamo trovare del fatto che la disciplina di mercato non esiste più?» si chiede Thomas M. Hoenig, presidente della Federal Reserve di Kansas City, e critico senza sconti della politica finanziaria di Washington.
Sui derivati la partita è ancora aperta. Ma senza illusioni. Non sempre c'è un Roosevelt a portata di mano.
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