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Questo articolo è stato pubblicato il 10 giugno 2011 alle ore 12:12.

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Il presidente del Consiglio europea Herman Van Rompuy (a destra) saluta il Presidente croato Ivo Josipovic prima dell'incontro dell'Unione Europea, 8 giugno 2011 (EPA/OLIVIER HOSLET)Il presidente del Consiglio europea Herman Van Rompuy (a destra) saluta il Presidente croato Ivo Josipovic prima dell'incontro dell'Unione Europea, 8 giugno 2011 (EPA/OLIVIER HOSLET)

La Commissione europea ha dato stamani il suo via libera all'entrata della Croazia nell'Unione europea nel luglio 2013. Una raccomandazione, quella da parte della Commissione, che deve ancora essere confermata dai 27 Paesi aderenti all'Unione Europea.

«In questo momento significativo - ha detto in una nota il presidente dell'esecutivo di Bruxelles Barroso - vogliono plaudire alle autoritá croate, in particolare all'attuale governo, per il duro lavoro di questi ultimi anni. Ma ancora di più, mi voglio congratulare con il popolo croato: l'ingresso nella famiglia delle nazioni europee è prima di tutto e soprattutto il vostro successo».

Secondo Barroso, «l'importante passo avanti della Croazia verso l'adesione è anche un segnale per il resto dell'Europa sudorientale: dimostra che l'allargamento funziona, che l'Ue è seria riguardo ai suoi impegni e che le riforme strutturali europee nei Paesi pagano».

L'auspicio del presidente della Commissione europea è che i progressi della Croazia siano «un'ispirazione per i nostri altri partner, perchè rafforzino i loro sforzi per le riforme, che vanno a beneficio dei loro popoli e questo è anche nell'interesse dell'Ue». «Una politica credibile di allargamento - ha concluso Barroso - resta il nostro strumento più importante per rafforzare la stabilitá e la prosperitá nell'Europa sudorientale».

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