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Questo articolo è stato pubblicato il 12 giugno 2011 alle ore 16:23.
Secondo gli studiosi di statistica (ad esempio Luca Tentoni) un'affluenza superiore al 10, 5 per cento a mezzogiorno di domenica è una discreta garanzia per il raggiungimento del quorum finale. Quanto vale questo calcolo? Non è possibile saperlo con certezza, ma si tratta di una proiezione fondata sulle esperienze del passato. Sotto questo aspetto, l'affluenza di questo 12 giugno ha superato le attese dei promotori. Circa l'11,6 per cento è molto, forse moltissimo. Se la proporzione fosse mantenuta nell'arco della giornata, stasera alla chiusura dei seggi potremmo essere intorno al 43 per cento. Il che garantirebbe il quorum.
Sia chiaro: non si può ricavare alcuna certezza da questi calcoli empirici. Al limite potrebbe essere vera la tesi degli scettici a oltranza: che gran parte dei fautori del "sì" si sono affrettati alle urne di buon mattino. Sia per obbedire a una sorta di impazienza, sia per creare l'effetto trascinamento: ossia per convincere i dubbiosi che il quorum è vicino e quindi tanto vale uscire di casa e correre in soccorso ai vincitori. Vedremo presto. Alle 19 il quadro sarà più chiaro. Se la partecipazione a quell'ora fosse intorno al 30 o meglio al 31 per cento vorrà dire che i referendari stanno vincendo la loro battaglia.
Ripetiamolo: la vera sfida è fra il quorum e astensione. Non c'è partita fra il "sì" e il "no". Se gli elettori supereranno il 50 per cento, la vittoria dei "sì" su tutti e quattro i quesiti sarà certa. Ma la soglia dovrà essere scavalcata di slancio perché esiste la questione irrisolta degli italiani all'estero.
Parliamo di coloro che hanno votato sul vecchio quesito per il nucleare, dal momento che non è stato possibile ristampare le schede dopo la pronuncia della Cassazione. In teoria, se qualcuno avanzasse un ricorso, l'intero referendum potrebbe essere invalidato. E in ogni caso la scarsa affluenza degli italiani all'estero (si parla di una partecipazione intorno al 20 per cento, a votazione già conclusa) provoca il sostanziale innalzamento della soglia totale: si passa dal 50,01 al 53-54 per cento su scala nazionale, affinchè la consultazione sia sicuramente valida.
Come si vede la battaglia è tutt'altro che finita.
Tuttavia il dato di mezzogiorno è estremamente significativo. Vuol dire che i quesiti hanno toccato la sensibilità degli italiani. Con ogni probabilità è il nucleare a trainare le altre schede (acqua e legittimo impedimento). Chi va a votare contro l'energia atomica (o a favore, in qualche caso) si esprime anche sugli altri quesiti. Ben consapevole del significato politico della vittoria del "sì". Sarebbe una seria sconfitta per il governo. Una sconfitta che per Berlusconi non sarà facile gestire, dopo l'indebolimento della premiership resa manifesta dal voto amministrativo. Ma questo è un altro discorso: lo faremo domani pomeriggio dopo le 15.
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