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Questo articolo è stato pubblicato il 14 giugno 2011 alle ore 07:52.

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ROMA - La tentazione di tornare all'opposizione. È di questo che ragionano i vertici della Lega per uscire dal vicolo cieco in cui sono finiti. Quelle due sberle che possono diventare tre, come ha detto Calderoli, sono esattamente la strettoia in cui si sentono chiusi sapendo che i margini per un'uscita sono più che mai stretti. Le risorse per tentare il rilancio sul fisco sono chiuse nella cassaforte di Tremonti così come appare difficile una revisione del patto di stabilità a favore dei comuni virtuosi del Nord. Né è realistico sfilarsi dalla guerra in Libia.

Senza contare la manovra in arrivo che di certo morderà. Nel vertice di ieri in Via Bellerio sono state prese in esame le due opzioni - restare o staccare la spina - che sono già sul tavolo dalle amministrative ma ora, la nuova sberla, impone riflessioni aggiuntive. C'è da un lato la militanza storica che chiede a Bossi di tornare all'opposizione visto che per il federalismo la strada è ancora lunga e che questo sarà un Governo solo lacrime e sangue. Dall'altro lato, c'è il calcolo dei dirigenti e dello stesso leader che si sente a un passo dalla meta: a ottobre scadrà la delega del federalismo. Inoltre, staccare la spina potrebbe compromettere - forse - i governi delle Regioni del Nord.

Il Senatur è combattuto ma a quanto pare le due opzioni sono rimaste entrambe sul tavolo. In due tempi diversi. Il primo tempo comincerà a Pontida e il fischio d'inizio lo darà Bossi. Da quel momento comincerà il conto alla rovescia verso l'autunno, a ottobre: è quella la deadline per fare la 'verifica' padana. Se lo stallo berlusconiano durerà, se Tremonti non avrà fatto concessioni, se la situazione economica peggiorerà e, infine, se Berlusconi non avrà dato segnali di preparare la sua sucessione, suonerà il gong. Naturalmente non saranno queste le condizioni che detterà Bossi dal prato perchè queste saranno le conclusioni politiche dell'autunno. Magari avendo incassato l'approvazione del federalismo. Nell'agenda di Pontida saranno invece cose concrete: fisco - alleggerimento su Irap e lavoratori dipendenti - lavoro, stretta sull'immigrazione su una linea simile alla Spagna.

L'aut aut guarda al Cavaliere e, Bossi, sta pensando come formularlo. L'ipotesi più hard parla di un accenno alla successione della premiership del centro-destra ma si aspetta un colloquio tra i due prima di domenica. In realtà, però, un altolà è arrivato pure a Giulio Tremonti diventato, ormai, destinatario di messaggi non troppo simpatizzanti, a partire da quelli che gli manda Roberto Maroni chiedendogli coraggio sulle tasse e chiudendo a ogni ipotesi di governo tecnico (che l'opposizione vorrebbe a guida Tremonti). Inoltre, quel disgelo con Montezemolo e Della Valle e le parole concilianti di Casini verso il ministro dell'Economia creano sospetti nel Carroccio.

Ma insomma il piano B di tornare partito di opposizione è quello che consiglia il territorio come ha dimostrato il Governatore Zaia che alla fine ha votato 4 «sì» (incluso il legittimo impedimento). E come ha dimostrato Gemonio, terra di Bossi, dove il quorum è stato raggiunto nonostante l'esempio del non-voto del Senatur.

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