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Questo articolo è stato pubblicato il 16 giugno 2011 alle ore 06:41.

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ROMA
Prima il faccia a faccia Berlusconi-Bossi sull'aereo che li riportava a Roma, di cui rapidamente si è avuta notizia; poi, in serata, la cena in un noto ristorante della Capitale tra il Senatur, lo stato maggiore della Lega e Tremonti al termine della quale Bossi ci ha tenuto a fare sapere che con Giulio «è tutto a posto». In dettaglio sembra che ci sia stata la cauta disponibilità da parte di Tremonti a riflettere su come modificare il patto di stabilità interna in modo da premiare, come auspicato dalla Lega, le amministrazioni locali più virtuose. Anche Micaela Biancofiore, la dissidente deputata del Pdl altoatesino, uscendo da Palazzo Grazioli, si è intrattenuta con i cronisti riportando le parole del premier, ribadendo: «L'assoluta sintonia con Bossi» e la garanzia che «Tremonti si è finalmente convinto a fare la riforma fiscale». A pochi giorni dal raduno leghista di Pontida e della verifica parlamentare, il Cavaliere vuole tranquillizzare gli animi. Convinto di aver ottenuto da Tremonti garanzie sufficienti sul Fisco, torna anche a parlare di giustizia come la riforma «da fare per prima». In mattinata, durante il funerale dell'amico fraterno Romano Comincioli rassicurava sulla «tenuta del governo» e la solidità dell'asse con la Lega. Ma a queste dichiarazioni pubbliche si sovrappongono le inquietudini che emergono negli incontri riservati. E forse, non a caso, un parlamentare "amico" come il repubblicano Francesco Nucara invita al premier, a Bossi ma anche all'opposizione a «offire la disponibilità alla riforma della legge elettorale» e ad aprire «un serio confronto su realistiche misure economiche». L'inchiesta giudiziaria che coinvolge un parlamentare di peso del Pdl come Alfonso Papa e un peso massimo, assai vicino a Gianni Letta, qual è Luigi Bisignani viene letta come l'ennesimo attacco al cuore del Cavaliere. Per questo è fondamentale per Berlusconi serrare le fila e ritrovare l'intesa con la Lega. Le dichiarazioni di Maroni che chiede «la fine della guerra in Libia per fermare l'ondata di profughi» e recuperare risorse, condite da quel «non ho la sfera di cristallo» in riferimento alla tenuta del governo, sono state lette come un preavviso dei fuochi d'artificio che la Lega si appresta a sparare da Pontida. Di qui il faccia a faccia con il Senatur, dal quale Berlusconi avrebbe ottenuto rassicurazioni. In sostanza Bossi avrebbe garantito al premier che, al di là dei toni enfatici da comizio, i pratoni bergamaschi non riserveranno sorprese o strappi e quindi si può guardare con maggiore serenità alla verifica parlamentare della prossima settimana. Anche i Responsabili del resto sembrano rientrati nei ranghi. Il voto sul nuovo capogruppo (Moffa al posto di Sardelli) ieri è saltato proprio per evitare una spaccatura interna e si è preferito rinviare la staffetta tra i due a luglio. Ma i problemi del premier non sono solo di ordine politico. Lo conferma lo sfogo sul caso Mondadori durante il funerale del senatore Comincioli. «Ma dove li trovo i soldi?», avrebbe detto Berlusconi a un amico con riferimento non solo ai 750 milioni di euro da versare a De Benedetti in caso di condanna ma anche agli altri 450 milioni richiesti dall'Agenzia delle entrate. In totale sarebbero circa «2.500 miliardi delle vecchie lire».
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