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Questo articolo è stato pubblicato il 16 giugno 2011 alle ore 06:37.

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«Il rischio, per le banche italiane, non arriva dalla bolla immobiliare ma dal possibile declassamento del rating sovrano: questo provocherà nell'immediato un aumento del costo della raccolta non solo per il paese ma per l'intero sistema creditizio. Le banche devono correre ai ripari, prima che questo accada: modificare il portafoglio prodotti, privilegiando quelli che consumano meno capitale, lavorare sulla raccolta, trovando nuove fonti di approvvigionamento». Paolo Bordogna, coordinatore europeo per le istituzioni finanziarie di Bain & Company, lo dice con forza: il sistema bancario italiano non ha particolari problemi, se non quelli che potrebbero arrivare di riflesso dal deterioramento dei rating dello Stato. Lo dice dopo aver vissuto da vicino i salvataggi della grandi banche europee finite in crisi: Anglo Irish Bank, Northern Rock e Dexia. «Il cambiamento di outlook sul rating sovrano significa più del 33% di probabilità che il rating sull'Italia venga ridotto nell'arco dei prossimi 24 mesi – osserva –. Nel caso di Irlanda, Grecia e Portogallo, il declassamento è stato però molto più veloce».
Cosa succederà sul sistema bancario se il rating italiano venisse declassato?
Il primo impatto, diretto, sarebbe sul costo della raccolta: il declassamento dell'Italia provocherebbe un aumento degli spread sui titoli di Stato e anche sui bond bancari. Questo ridurrebbe la capacità delle banche italiane di accedere ai finanziamenti a costi buoni: dunque ridurrebbe le loro capacità di funding. Questo potrebbe diventare un problema enorme soprattutto per le banche più piccole, che potrebbero finire sotto pressione.
I recenti aumenti di capitale di alcune banche italiane non bastano?
Non vorrei essere frainteso: il sistema italiano è solido. Ma questo non significa che l'Italia sia immune: il problema arriva dai conti pubblici. Gli aumenti di capitale sono cosa giusta, ma da un lato hanno riguardato poche banche e dall'altro a livello di sistema serve fare di più. Le criticità strutturali non sono risolte.
Cosa servirebbe, dunque?
Nel medio termine è necessaria una reale crescita economica. Ma dato che questa strada è in salita, le banche devono intervenire prima. E possono farlo smontando i pezzi del proprio portafoglio che assorbono più capitale e liquidità, rivedendo le proprie strategie di funding e adattando le strategie commerciali e creditizie alla nuova realtà. My.L.
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