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Questo articolo è stato pubblicato il 17 giugno 2011 alle ore 06:40.

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NAPOLI
Di sicuro c'è che qualcuno una telefonata l'ha fatta ai vertici dell'Aise, l'agenzia informazioni per la sicurezza esterna, per raccomandare il sottufficiale del Ros, Enrico La Monica, sul quale pende una richiesta d'arresto per l'inchiesta.
Qualcuno che, a leggere le carte dell'inchiesta, dev'essere molto in alto, se poi un colloquio, sia pure un incontro informale, con l'ufficio del vertice dell'ex servizio segreto militari, il carabiniere La Monica l'ha ottenuto davvero. A confermarlo è uno dei dirigenti dell'agenzia di intelligence, il generale Giuseppe Santangelo – capo della segreteria del direttore dell'Aise, generale Adriano Santini – sentito dai pubblici ministeri John Henry Woodcock e Francesco Curcio il 2 dicembre 2010.
«Ricordo di aver incontrato nei primi giorni di ottobre il maresciallo La Monica - fa mettere a verbale Santangelo - per averlo convocato presso il mio ufficio perché il suddetto era interessato a transitare negli organismi di sicurezza». Il numero di cellulare di La Monica, spiega ancora Santangelo, «era segnato sul curriculum, che mi fu dato da qualcuno che in questo momento non ricordo chi fosse».
L'amnesia del generale stuzzica la curiosità dei magistrati, che gli chiedono uno sforzo di memoria. Tutto inutile visto che il gip, poco più avanti, annota: «Santangelo ha inviato una nota datata 3 dicembre 2010 (il giorno dopo l'incontro in procura a Napoli, ndr) nella quale ha ribadito la circostanza – francamente inverosimile – di non ricordarsi, a distanza di pochissimo tempo, chi gli avesse raccomandato La Monica, per il quale peraltro era stato anche seguito un iter tutto particolare rispetto al normale percorso di reclutamento presso l'Aise».
La storia della segnalazione del maresciallo del Ros per entrare nei servizi segreti non è, dunque, un fatto secondario: assume, invece, una particolare importanza nella ricostruzione accusatoria perché dimostrerebbe lo scambio di favori esistenti tra chi avrebbe procacciato le informazioni segrete – La Monica, appunto – e chi le avrebbe utilizzate per inquinare il corso della giustizia o ricattare e infangare le reputazioni altrui. Un tema, quest'ultimo, vale a dire il ricatto sulle notizie giudiziarie assunte tre l'altro in modo illecito, oltre alla cosiddetta «macchina del fango», che attraversa molte zone dell'inchiesta P4 e potrebbe rivelare nuove, clamorose sorprese.
Sulla vicenda del maresciallo La Monica, a dire il vero, le versioni sul punto sono divergenti. Nell'ordinanza del gip Giordano, infatti, trova spazio un'indicazione fornita dallo stesso Luigi Bisignani il 9 marzo scorso: «Il Papa mi disse che La Monica si era rivolto al Lavitola (direttore dell'Avanti, ndr) per essere raccomandato per entrare all'Aise; tale circostanza me l'ha riferita il colonnello Sassu (un militare in forza alla presidenza del Consiglio, ndr) che mi disse che il Lavitola aveva raccomandato il maresciallo a Berlusconi che aveva poi parlato con qualcuno dell'Aise». Da un lato, la versione in parte viene confermata dallo stesso Sassu, che ai pm rivela: «Mi arrivò dalla segreteria del presidente del Consiglio il curriculum del suddetto maresciallo, che aspirava a entrare nei servizi di sicurezza, che io ho girato insieme ad altri all'Aise». Dall'altro lato, però, arriva la secca e categorica smentita di Lavitola, che parla di «fervida fantasia» di Bisignani e annuncia querela. Ascoltato dai magistrati, il direttore dell'Avanti chiarisce: «(La Monica) mi chiese di aiutarlo a entrare nei servizi. In un secondo tempo, poi, lui mi disse che aveva trovato un'altra segnalazione». D'altronde, ammette Lavitola, lui stesso poco avrebbe potuto per raccomandare il sottufficiale «dal momento che è noto che in Italia chi decide effettivamente su tutto ciò che riguarda i servizi, civili e militari, è Gianni Letta, con il quale io non sono in buoni rapporti».
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IL COLLOQUIO ALL'AISE

La raccomandazione
Il sottoufficiale dei carabinieri Enrico la Monica, destinatario di un'ordinanza di custodia cautelare ma irreperibile perché risiede da mesi in Senegal, era una delle "fonti" di Alfonso Papa
La Monica forniva informazioni coperte da segreto in cambio della promessa di essere sponsorizzato per l'assunzione all'Aise (Servizi di sicurezza esterna)
Sponsorizzazione che, secondo Luigi Bisignani, sarebbe arrivata addirittura da Silvio Berlusconi. A raccomandare La Monica al premier sarebbe stato il direttore dell'Avanti Valter Lavitola (che però smentisce) e il presidente del Consiglio ne avrebbe «parlato con qualcuno dell'Aise». La Monica ottenne un colloquio con il vertice dell'ex servizio segreto militare

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