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Questo articolo è stato pubblicato il 19 giugno 2011 alle ore 15:30.

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Angelina Jolie a Lampedusa in veste di ambasciatrice Onu si sottopone alle procedure previste per i profughiAngelina Jolie a Lampedusa in veste di ambasciatrice Onu si sottopone alle procedure previste per i profughi

Impronte digitali Vip per il centro di accoglienza di Lampedusa, dove Angelina Jolie, in veste di ambasciatrice Onu, si è appena sottoposta al rito a cui sono costretti tutti i profughi che sbarcano sull'isola. Le impronte digitali sono state prese sotto lo sguardo attonito e divertito delle autorità presenti e della polizia scientifica che si occupa della fotosegnalazione degli immigrati. Ma la Jolie ha voluto sottoporsi all'iter del rilascio delle impronte digitali. Con lei, al centro di accoglienza, anche l'Alto Commissario Onu per i rifugiati Antonio Guterres (video).

La star di Hollywood è giunta a Lampedusa poco dopo le 13. L'attrice, giunta sull'isola con un aereo privato si è recata prima al centro di accoglienza di contrada Imbriacola dove c'eran un centinaio di migranti e
successivamente si è recata nella ex base Loran dove ci sono quasi trecento minori non accompagnati. La visita di Angelina Jolie a Lampedusa giunge in occasione della Giornata internazionale per i rifugiati. La Jolie ha anche incontrato l'Alto commissario Onu per i Rifugiati Antonio Guterres. Prevista anche una visita alla Porta d'Europa, il monumento dedicato ai migranti.

«Io sono americana, una terra che ha tratto benefici dall'immigrazione, quindi non posso dire all'Europa cosa fare. Ma posso dire che sono grata agli italiani e ai lampedusani per aver tenuto i confini aperti»: lo ha affermato l'attrice e ambasciatrice dell'Onu, Angelina Jolie, prima di lasciare l'isola siciliana diretta verso Malta. «Nel mondo serve più tolleranza», ha concluso.

Alla visita ha preso parte anche il cantante Claudio Baglioni da tempo impegnato nella campagna di accoglienza per gli immigrati a Lampedusa.

Cosa Bossi ha detto a Pontida sull'immigrazione
«Via dalla guerra in Libia che ci costa un miliardo per bombardare e per recuperare gli immigrati che finiscono in mare o per rimandarli a casa con i decreti di espulsione».

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