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Questo articolo è stato pubblicato il 19 giugno 2011 alle ore 10:32.

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Il pittore Konrad Witz è stato scoperto solo agli inizi dello scorso secolo, eppure è uno dei più grandi artisti del Quattrocento europeo e giustamente oggi il Kunstmuseum di Basilea gli dedica una grande esposizione. Fu Daniel Burchkhardt nel 1901 a decifrarne la firma sulla cornice della Pesca Miracolosa, scomparto di un grande altare dedicato a San Pietro conservato nel Musée d'Art et d'Histoire di Ginevra: «Hoc opus pinxit Magister Conradus Sapientis de Basilea 1444». Sapientis è una versione latina del termine germanico Witz, un cognome, o forse un soprannome dato al padre, anche lui pittore. Konrad era giunto a Basilea da Rottweil (Germania meridionale), una decina d'anni prima del grande Concilio che si tenne nella città svizzera dal 1431 per l'unificazione della Chiesa dilaniata da decenni dal grande scisma. Basilea era una città in piena trasformazione, economica e culturale: «Il centro della cristianità, o quasi», la definì Enea Silvio Piccolomini. Qui si incontravano re, imperatori, cardinali, i principi della Chiesa e quelli della terra, e sulla loro scia si assiepavano religiosi, diplomatici, eruditi, intellettuali e artisti, tutti in cerca di lavoro. Niente sappiamo di Witz prima dell'approdo a Basilea. La sua scienza pittorica era nata dallo studio delle opere dei grandi fiamminghi, da Jan Van Eyck e da Robert Campin certo viste direttamente, ma la lezione era stata appresa in un tempo record: l'altare di Gand era stato terminato nel 1432, quello di san Leonardo a Basilea – il suo capolavoro giovanile – intorno al 1435. Inoltre Witz non segue fedelmente i maestri, non li copia, dà un'interpretazione molto personale delle loro opere, le semplifica al massimo, è a suo modo un fondamentalista, un fanatico assertore della realtà attraverso una cernita rigorosa dei suoi elementi.
Nell'altare di san Leonardo i personaggi situati nella parte esterna degli sportelli rappresentati entro basse celle cubiche dall'architettura essenziale, sono solidi, tarchiati, proiettano ombre sottolineate, vistose e tangibili; le mura, semplicemente intonacate, mostrano screpolature, i marmi sono qua e là scheggiati, i legni ostentano fessure estese, la ruggine lascia il suo segno sulle pietre. All'interno, nelle scene destinate a essere viste nei giorni festivi, velluti, damaschi e stoffe hanno consistenza e peso, le armature degli antichi eroi, elmi, schinieri, cotte di maglia, visiere, rotelle tirate a lucido mandano bagliori, perle, gioielli, pietre preziose hanno una tangibile presenza, si profilano con una nettezza inconsueta, l'oro dei fondi non ha niente di astratto è quello di un consistente tessuto operato teso lungo una parete.
Come un cieco che avesse d'un tratto riacquistata la vista Witz scopre esplora e sfrutta con entusiasmo le infinite sottigliezze dell'ottica. In un quadro stupendo oggi al Muséee de l'Oeuvre Notre-Dame di Strasburgo dove all'interno di una chiesa siedono due sante, Caterina e Maddalena, un pilastro della navata nasconde parzialmente una tavola con la Crocifissione posta sopra un altare laterale. Una delle due candele accese sulla mensa dell'altare è visibile, dell'altra – un vero coup de maître – si indovina la presenza grazie al riflesso della fiamma rappresentato nel dipinto. Attraverso la porta spalancata della chiesa si rivela nitidamente la vita della città e, quasi una firma, la casa e la bottega stessa dell'artista.
A eccezione delle stupefacenti tavole di Ginevra, che per ragioni di conservazione non hanno potuto viaggiare e sono sostituite da ottime riproduzioni, tutte le sue opere, dipinti, affreschi, miniature, disegni sono qui riunite. Attorno a loro si dispiega una costellazione ricca e problematica: sono i dipinti ritenuti dei compagni, dei collaboratori, dei seguaci. Talora, autentici capolavori come quelli attribuiti ad Hans Witz, non un familiare, ma ancora una volta un "sapiente", stabilitosi a lungo a Chambéry per poi recarsi a Milano presso la vedova di Galeazzo Maria Sforza – Bona di Savoia – e lasciare un suo affresco a Chiaravalle. Il Calvario di Berlino, il Cristo deposto Frick che gli sono attribuiti attestano la qualità altissima e la grande originalità di un'arte sviluppatasi nelle terre dei Savoia, grazie al grande esempio di Konrad Witz, un'arte che attorno alla metà del secolo ha delineato con forza l'esistenza, di un nuovo polo culturale nel panorama europeo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Konrad Witz
Basilea, Kunstmuseum
fino al 3 luglio 2011
www.kunstmuseumbasel.ch

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