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Questo articolo è stato pubblicato il 20 giugno 2011 alle ore 09:33.

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La nuova carta istituisce una «monarchia costituzionale democratica» e prevede la figura del «re cittadino». È sera inoltrata quando il re Mohammed VI pronuncia il suo atteso discorso alla nazione. Venerdì 17 giugno. Per il Marocco non è un giorno qualunque ma una giornata storica. Quella della Costituzione.

Dalla mattina all'aeroporto di Casablanca – aeroporto Mohammed V, in onore del nonno dell'attuale re – arrivano giornalisti da tutto il mondo. Nella sala bagagli già si sentono le grida di slogan urlati a squarcia gola per strada. Che sta succedendo? I poliziotti scherzano: «Ma no non è niente, è che stanno festeggiando». Appena fuori, le grida si fanno più forti anche se si sente che non sono in molti.«Hurriyat atta'bir, hurriyat atta'bir», dice un passante rivolto ai giornalisti: tranquilli, è «la libertà di espressione», una frase che mai si è sentita così forte e così fieramente espressa.

I manifestanti sono del movimento del 20 febbraio che, se non ha la forza degli altri movimenti della primavera araba, qualche problema ai vertici del Paese può crearlo. E allora ecco accelerarsi i tempi per le riforme. Ecco il giorno più importante: i cambiamenti annunciati nel precedente discorso di Mohammed VI, sono arrivati alla loro concretizzazione, a partire proprio dalla Costituzione. Dalle parole ai fatti chiudendo la bocca ai più scettici.

Nel pomeriggio si svolge il consiglio dei ministri, riunito sotto la presidenza del re, Mohammed VI, che approva la riforma della Costituzione. E in serata il tanto atteso discorso del monarca per presentare alla popolazione il nuovo progetto di Carta Costituzionale che avvia il Paese sulla strada delle riforme e verso un nuovo assetto istituzionale.

Il Marocco si appresta a diventare una vera "monarchia costituzionale" con più poteri a primo ministro e Parlamento e il riconoscimento del berbero come lingua ufficiale accanto all'arabo.
La Costituzione sarà sottoposta all'approvazione del popolo con un referendum il 1° luglio. Le disposizioni annunciate sono all'avanguardia e, quando saranno pienamente attuate, permetteranno al Paese magrebino di entrare in una nuova fase politica fondata sulla giustizia, la legalità e il rispetto dei diritti e delle libertà.

A questo si aggiunge l'apertura ai partiti e soprattutto la ridefinizione della figura del re. Che sarà segnata da un profondo cambiamento, perché Re Mohammed VI fa cadere un altro tabù, diventando rappresentante supremo non più della nazione (come viene definito nell'attuale Charta), ma dello Stato. In questo modo assume su di sé un profilo che indissolubilmente lo lega alle istituzioni statali e non più soltanto al popolo.

Altro punto importante sul quale da sempre Mohammed VI ha dimostrato grande attenzione, già con altre riforme come per esempio la Moudawana, è il fattore "donne". Per loro verrà stabilita una quota al consiglio superiore della magistratura. Altro gradino che si aggiunge agli altri, per dare il valore giusto alla presenza femminile.

Ora si attende il referendum. Il cammino non è tutto roseo. Non solo per il movimento del 20 febbraio che protesta dichiarando di esser stato escluso. Un altro spettro viene sbattuto in prima pagina sul settimanale marocchino «Le temps»: la nuova Costituzione mette a nudo il vuoto dei nostri partiti politici. E il focus continua così: «Fra qualche mese ci saranno le legislative, ma nessun partito ha (ancora) un programma».

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