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Questo articolo è stato pubblicato il 23 giugno 2011 alle ore 06:41.
ROMA
L'ingresso della Libia in Finmeccanica è descritto con dettagli dal consulente Lorenzo Cola davanti al pm Henry John Woodcock il 31 gennaio 2010. Cola dice di non conoscere «personalmente Bisignani» che è «molto amico di Letta». Poi aggiunge che «nel corso di un incontro svoltosi nel 2009» a Palazzo Chigi, presenti Letta, l'ad di Finmeccanica Guarguaglini e l'ambasciatore Gaddur «venne fuori la proposta del governo libico di acquisire – attraverso il fondo sovrano libico Lia (Libian investiment autority – fino a circa l'8% del capitale di Finmeccanica e ciò nonostante il vincolo del decreto del Consiglio dei ministri del 1999 a salvaguardia delle aziende italiane». Finmeccanica fece una controproposta «che non prevedeva alcuna cessione di azioni alla Libia» ma poi, dice Cola, ho appreso che il fondo Lia è entrato in Finmeccanica. Come mai, gli chiede il pm? «Vi sono due possibilità: 1) o facevano comodo i soldi dei libici per aumentare il capitale sociale di Finmeccanica; 2) o, invece, qualcuno ha dato la disposizione a Guarguaglini che, a questo giro, dovevano entrare i libici». Chi ha fatto cambiare idea a Guarguaglini, incalzano i pm? «Palazzo Chigi o il ministero del Tesoro. Ribadisco – afferma Cola – che quando c'ero io il ministero del Tesoro era d'accordo con la linea mia e di Guarguaglini circa l'inopportunità di far entrare i libici nel capitale».
Il pm sente Guarguaglini l'8 febbraio. Conosce Bisignani, «l'ho conosciuto quando sono arrivato in Finmeccanica nel 2002 e l'ho incontrato un quattro volte circa, in occasioni mondane». Chiesto conto della vicenda libica, l'ad di Finmeccanica spiega che «effettivamente nel 2009 vi fu una proposta verbale e informale dei libici di entrare nel capitale di Finmeccanica tramite il fondo Lia (fondo sovrano del governo libico) e – aggiunge – di tale proposta avanzata dall'ambasciatore Gaddur parlai con Cola che aveva seguito l'acquisto di Drs (azienda del settore difesa statunitense, n.d.r.) chiedendogli di chiedere agli americani cosa ne pensassero e ciò dal momento che il Cola ha buoni rapporti con gli americani e con i relativi apparati di sicurezza. Dopo di ciò non se ne fece più nulla».
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