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Questo articolo è stato pubblicato il 24 giugno 2011 alle ore 18:10.

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Da Saint Tropez a Genova passando per lo scoglio della Giraglia, sono le 216 miglia di regata più famose del mediterraneo: i velisti non le amano perché il vento è troppo mutevole. Quest'anno per la edizione numero cinquantanove della Giraglia Rolex Cup sono partiti in più di duecento.

Di solito sono le barche più grandi quelle favorite in questo gioco, e infatti anche questa volta la prima in tempo reale è Esimit Europa 2, una barca dello sloveno Igor Simcic patrocinata dalla comunità europea e sponsorizzata da Gazprom, si proprio il colosso del gas.

Ci naviga un bel gruppo di italiani, con Roberto Spangaro, Stefano Rizzi, Alberto Bozan e Cicco Rapetti, uno dei quattro italiani che hanno vinto la Coppa America. Non era il solo gigante presente ad affollare la banchina del porto storico della bella vita di Brigitte Bardod e dei grandi playboy anni sessanta. Tra i grandi mangia miglia c'erano lo Swan 90 DSK Pioneer Investment di Danilo Salsi con Andrea Casale al timone e Francesco Mongelli navigatore, su Alegre navigava Francesco de Angelis, sul Jethou di sir Peter Odgen il mago della Coppa America Brad Butterworth. La lista può esser lunga. Per i grandi, abbronzati favoriti però c'era in serbo una sorpresa: la bonaccia, quella condizione per cui il mare è liscio come l'olio, l'aria resa opaca da una nebbiolina umida che il vento non sposta. Dunque bisogna raccontare che la vera classifica di questa regata è in tempo compensato, un sistema inventato più di un secolo fa (per fortuna sempre aggiornato) che consente di paragonare barche diverse utilizzando formule che tengono conto delle dimensioni, delle vele, del vento, della distanza da percorrere.

E' chiaro che con questo sistema bisogna attendere l'arrivo di tutti per sapere chi è il vincitore, un sistema unico nello sport e un poco penalizzante per gli spettatori. Dopo l'arrivo di Esimit Europa 2, che ha impiegato 33 ore e 14 minuti (il record di Alfa Romeo stabilito nel 2008 è di 18 ore e 4 minuti) sono passate ore prima che la situazione fosse un poco più chiara. Si è capito subito che sarebbero stati i "piccoli" a vincere, lo si sapeva proprio dal passaggio dallo scoglio della Giraglia, quando una grande bolla di bonaccia ha consentito alla flotta degli oltre duecento di compattarsi e ripartire rendendo quasi inutili le prime cento miglia di regata. Insomma, arrivati i big si è capito che il loro vantaggio non gli bastava a "pagare" (si dice così) gli inseguitori e che il vincitore sarebbe stato tra gli inaspettati.

Per alcune ore il migliore della classe IRC (la più numerosa) è stato Nikita, una barca di serie tipo J122, portata dallo skipper Dario Mamone con un equipaggio bravo ma non professionista. Poi quanto tutto sembrava stabile e nella piazza dello Yacht Club Italiano si iniziava a mangiare pasta e focaccia l'arrivo di Foxy Lady, barca di serie tipo X 372, con una lunga storia alle spalle adesso dell'armatore francese Dominique Heyraud: il suo tempo reale è di 48 ore e 4 minuti: insomma quasi mezza giornata più di Esimit e gli altri. Eppure grazie al sistema di calcolo è prima di una lunga classifica, dove la barca con bandiera europea finisce oltre il centesimo posto. Non a tutti piace che questo sistema tolga di mezzo i superfavoriti, però il fatto che Davide possa battere Golia, soprattutto in termini economici, ha il suo fascino. Tutta Foxy Lady vale come una randa (la vela principale) di Esimit. Mica male. In regata anche la categoria ORC, dove ha vinto Gianin VI di Pietro Supparo, un altro outsider.

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