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Questo articolo è stato pubblicato il 25 giugno 2011 alle ore 18:27.

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È un ritiro speciale quello di un gruppo di calciatori libici - vere e proprie star del pallone in patria - che hanno raggiunto le montagne Nafusa, nell'ovest del Paese, zona ormai in mano ai ribelli e da dove lanciano il loro appello al Rais: «Se ne vada. Ci lasci costruire una Libia libera». Così anche il calcio, febbre nazionale pure in Libia, volta le spalle al colonnello in una contromossa di propaganda dal potenziale effetto dirompente. Perché del gruppo di insoliti disertori fanno parte 17 calciatori di grande fama in Libia, come il portiere della nazionale libica Juma Gtat insieme con tre altri membri della sua squadra, ma anche l'allenatore del club più seguito di Tripoli, Abdel bin Issa del al-Ahly.

Gli stessi Gtat e bin Issa hanno riferito alla Bbc delle intenzioni dei calciatori. «Dico al colonnello Gheddafi di lasciarci in pace e permetterci di costruire una Libia libera» ha detto Gtat dalla sua stanza d'albergo a Jadu, città roccaforte dei rivoltosi «anzi - ha poi rincarato la dose - spero tutto sommato che lasci proprio questa vita del tutto». La scelta del luogo, le montagne occidentali, non è casuale per gli sportivi che questa volta hanno optato per il campo anti-Gheddafi: una scelta simbolica anche per l'allenatore di uno delle due squadre tripoline che ha lasciato la capitale per «lanciare un messaggio» ha detto bin Issa alla Bbc, per «una Libia unificata e libera».

E sarà stato anche un gesto liberatorio per il tecnico di al-Ahly, chissà per quanto tempo meditato, visto che per anni la sua squadra, i verdi (per ironia della sorte colore simbolo del regime) ha dovuto cedere il passo all'altro club di Tripoli, i rossi di Al-Ittiha di più praticante fede gheddafiana non fosse altro perchè di proprietà della famiglia di Muammar Gheddafi e in cui ha mosso i primi passi anche il figlio-calciatore del rais, Saadi, poi reclutato dal Perugia e con un breve passaggio anche all'Udinese e alla Sampdoria. Tradizionalmente l'incontro tra le due squadre suscitava i classici infuocati entusiasmi del derby, registrava spesso il tutto esaurito. Ma oggi bin Issa spera di vincere un'altra partita: «Spero di svegliarmi un giorno e scoprire che Gheddafi non c'è più». (ANSA).

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