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Questo articolo è stato pubblicato il 26 giugno 2011 alle ore 16:09.

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I carabinieri "ecologici" del Noe hanno chiesto alla magistratura di Taranto di sequestrare per inquinamento l'acciaieria Ilva del gruppo Riva. Fino a ieri sera – secondo fonti aziendali – la giudice per le indagini preliminari Patrizia Todisco non avrebbe concesso il sequestro chiesto dai carabinieri. Intanto, si allunga di sei mesi la perizia chimico-ambientale chiesta dalla magistratura di Taranto sul colossale stabilimento, che impiega 11.500 persone.

I dettagli. Dopo un mese e mezzo di rilievi, fotografie e controlli, i carabinieri del Noe di Lecce hanno consegnato una relazione di una settantina di pagine (più allegati) nell'ambito dell'incidente probatorio nell'inchiesta sull'inquinamento dello stabilimento. I carabinieri nel documento chiedono un "provvedimento cautelare reale", cioè chiudere lo stabilimento. L'inchiesta si trova nella fase delle indagini preliminari. Sono indagati Emilio Riva (il proprietario) e il figlio Nicola, e alcuni dirigenti. I reati ipotizzati sono disastro colposo, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, avvelenamento di sostanze alimentari, danneggiamento di beni pubblici, getto di cose pericolose, inquinamento dell'aria.

La procedura di incidente probatorio era stata chiesta dal procuratore capo Franco Sebastio, dal procuratore aggiunto Pietro Argentino e dal sostituto Mariano Buccoliero.

La giudice tarantina ha allungato di sei mesi il tempo dato ad alcuni chimici e a un ingegnere chimico per completare la perizia che serve a determinare con precisione il livello di inquinamento da diossina, poli-cloro-bifenili, benzo-a-pirene, idrocarburi policiclici aromatici.

In aggiunta, a tre scienziati (gli epidemiologi Maria Triassi dell'università di Napoli e Francesco Forastiere dell'Asl di Roma e Annibale Biggeri, docente di statistica medica a Firenze) è stato dato il compito di stabilire se ci sono collegamenti tra questi inquinanti e alcune malattie ricorrenti (e cause di morte) tra gli abitanti e i dipendenti. L'udienza è stata fissata per il 17 febbraio.

Circa tre anni fa, dopo il ritrovamento nel latte, nei formaggi e nella carne di tracce di diossina, in sette allevamenti – in particolare pecore – furono abbattuti migliaia di capi di bestiame. Subito dopo la Regione Puglia vietò il pascolo in un raggio di 20 chilometri dallo stabilimento.

Dal 2 dicembre 2010 lavorano i periti nominati dalla Gip (il chimico industriale Mauro Sanna, il funzionario dell'Arpa Lazio Rino Felici, il chimico Roberto Monguzzi, l'ingegnere chimico Nazzareno Santilli), l'ingegnere Antonio Carrozzini (nominato dagli avvocati Carlo e Claudio Petrone, per conto della Provincia), il dottor Stefano Baccanelli e il dottor Vincenzo Cagnazzo (nominati dall'avvocato Sergio Torsella, legale di otto allevatori parti lese), la dottoressa Daniela Spera (nominata dall'avvocato Maria Teresa Mercinelli, per conto di un nono allevatore). Parti lese erano state individuate anche nel ministero dell'Ambiente, la Regione Puglia, ma venerdì non si sono presentati.

La richiesta dei carabinieri di sequestrare l'acciaieria «è lodevole – afferma il presidente nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli – ma dimostra la totale assenza delle istituzioni su una questione così importante».

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