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Questo articolo è stato pubblicato il 26 giugno 2011 alle ore 08:11.

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LONDRA - Con grande tempismo arriva da Pechino un sostegno all'euro. Al termine di una settimana tormentata per l'Unione europea alle prese con le ripercussioni della crisi greca, il premier cinese Wen Jiabao ha dichiarato ieri che la Cina continuerà ad acquistare obbligazioni denominate in euro e a sostenere la moneta unica europea sul lungo termine. «La crisi del debito europeo si sta allargando. La fiducia è più importante della valuta o dell'oro e ora, durante la crisi del debito, noi di nuovo portiamo fiducia all'Europa. Ho una fiducia assoluta nello sviluppo economico dell'Europa» ha detto Wen.

Wen non ha però specificato a quanto ammontino gli investimenti e come la Cina intenda continuare la diversificazione già annunciata delle sue massicce riserve in valuta straniera: tremila miliardi di dollari, due terzi dei quali si calcola siano investiti in asset denominati in dollari. «La Cina ha investito molto sul mercato del debito sovrano europeo - ha detto ancora Wen in una conferenza stampa a Budapest, prima tappa del suo viaggio europeo -. Abbiamo comprato molti bond in euro negli ultimi anni e continueremo a sostenere l'Europa e l'euro. La Cina è pronta a cogliere l'opportunità assieme ai partner europei, affrontando le sfide e promuovendo lo sviluppo per sostenere una ripresa il più rapida possibile dell'economia globale e una crescita stabile».

Dando immediata concretezza alle sue parole, Wen, il primo leader cinese a visitare l'Ungheria da 24 anni, ha annunciato l'acquisto di una quantità imprecisata di titoli di Stato ungheresi per sostenere l'economia del Paese, e la concessione da parte della China Development Bank di un prestito da un miliardo di euro al Governo. «Non abbiamo pressanti problemi di finanziamento, ma questo accordo significa maggiore sicurezza e dissolve ogni timore sulle prospettive a medio termine dell'Ungheria», ha dichiarato il primo ministro Viktor Orban. «Questo - ha aggiunto il premier di Budapest - è un aiuto storico dalla Cina, una rete di sicurezza che ci aiuta a proseguire sulla via dello sviluppo che abbiamo intrapreso». Orban - presidente di turno della Ue che tra una settimana lascerà il posto al semestre della Polonia - ha anche detto che gli scambi commerciali tra Budapest e Pechino raddoppieranno entro il 2015 raggiungendo i 20 miliardi di dollari e che Pechino si è impegnata a investire un miliardo di dollari nell'industria chimica ungherese. Inoltre la Cina intende stabilire in Ungheria un centro logistico e di trasporti che creerà migliaia di posti di lavoro oltre a consolidare la posizione strategica del Paese.

Le parole di Wen sono «dichiarazioni rassicuranti per smorzare le tensioni attuali - ha commentato Marie Diron, responsabile di European macro services di Oxford Economics -. Ma i problemi restano problemi dell'Eurozona e il grosso dei finanziamenti deve e potrà solo venire dall'Europa». Per quanto pronti a diversificare gli investimenti, i cinesi difficilmente saranno disposti ad acquistare obbligazioni greche o portoghesi, secondo Diron.
Ieri sera Wen è poi atterrato in Gran Bretagna per una visita incentrata sugli scambi commerciali e gli investimenti. Oggi il premier cinese visiterà la storica fabbrica di auto MG di Longbridge, che è stata "salvata" dalla chiusura dall'investimento della Shanghai Automotive Industry Corporation. Le parti delle nuove auto vengono prodotte in Cina ma assemblate in Inghilterra. Wen incontrerà il premier britannico David Cameron, che ha dichiarato di voler raddoppiare gli scambi tra Londra e Pechino entro il 2015, e parteciperà a un summit bilaterale durante il quale si prevede verranno firmati diversi accordi commerciali.
Lunedì Wen proseguirà per Berlino accompagnato da una delegazione di alto profilo. Oltre all'incontro tra il premier e il cancelliere tedesco Angela Merkel per discutere della crisi del debito in Europa sono previsti colloqui bilaterali tra oltre venti ministri. Si prevede che Wen, considerato il maggiore sostenitore dell'Europa all'interno del politburo cinese, lascerà la scena politica entro il 2013 nel corso dell'annunciato rimpasto dell'intera linea dirigente cinese.
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