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Questo articolo è stato pubblicato il 28 giugno 2011 alle ore 06:39.

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Titoli trentennali per salvare Atene (Ansa)Titoli trentennali per salvare Atene (Ansa)

ROMA - In alternativa al pugno di ferro dei tedeschi è stato gettato ieri sul tavolo della crisi greca il guanto di velluto dei francesi con un'operazione di compromesso che mira ad accontentare – o meglio non scontentare – un po' tutti, dalle esangui casse pubbliche greche ai contribuenti tedeschi, francesi, olandesi e finlandesi, dalle banche europee agli investitori istituzionali su scala globale che detengono titoli di stato dell'Eurolandia periferica. Il modello francese ieri sera aveva surclassato già quello tedesco, stando a fonti bene informate.

Le banche francesi, assieme al Tesoro di Parigi e con il disco verde del presidente Sarkozy, hanno avanzato nel week-end e rilanciato ieri una nuova proposta tecnica per risolvere a lungo termine (ma non è ancora chiaro se definitivamente) il problema dell'insostenibile debito pubblico greco. Il meccanismo ricorda alla lontana i Brady-bond, la formula caldeggiata dal Tesoro americano che fu utilizzata per risolvere il crack degli Stati latinoamericani negli anni 80 e proteggere una manciata di banche statunitensi. La Francia propone che i titoli di stato greci in scadenza tra il 2011 e il 2014 vengano rimborsati integralmente e puntualmente.

Le banche e le compagnie di assicurazione e anche altri investitori istituzionali che ottengono questo rimborso alla pari reinvestono - su base esclusivamente volontaria - il 70% di quanto incassato in due strumenti: per il 50% in titoli di stato greci a trent'anni che pagano cedole al tasso equivalente a quello dei prestiti dell'Fmi, maggiorato di un extra-premio calcolato in base all'andamento del Pil greco; il rimanente 20% in titoli trentennali con rating "AAA" di tipo zero coupon che quindi vengono emessi ben sotto la pari e poi raggiungono il valore 100 dopo 30 anni. Questo investimento parallelo funzionerà come forma di garanzia per il recupero del capitale investito nei titoli di stato trentennali: il veicolo di salvataggio Efsf potrebbe essere coinvolto tramite l'emissione di questi zero coupon bond oppure con qualche forma di garanzia, ma non è certo.

Il modello francese è molto diverso dalla proposta tedesca. Innanzitutto, il problema non viene rimandato di cinque o sette anni, bensì di trenta. La fiammella della speranza resta accesa: non si può escludere a priori che a condizioni di favore spalmate su un arco trentennale la Grecia non riesca a rialzare la testa. Nel modello tedesco, con una portata di cinque o sette anni, questa eventualità è stata subito scartata dal mercato e abbinata a un haircut, il taglio del capitale. In secondo luogo, Francoforte ha accarezzato l'idea di imporre alle banche la rimodulazione delle scadenze, a tassi punitivi: anche con il rischio di provocare un "credit event" e quindi un default di uno Stato sovrano europeo. Il modello di Parigi invece è volontario e cerca di contenere in tutti i modi le perdite per le banche (quelle francesi sono le più esposte in tutta Europa): con una cedola aggiuntiva indicizzata al Pil, con uno zero coupon di garanzia, con il 30% dei titoli in scadenza rimborsati e incassati dalle banche.

Ieri la formula tedesca e il modello francese sono stati analizzati a fondo e discussi in una riunione convocata a Roma da Vittorio Grilli in qualità di presidente del Comitato economico e finanziario europeo (Cef) e alla quale hanno partecipato una quindicina di banche europee (tra le quali le principali italiane pur avendo un'esposizione minima ai titoli di stato greci) e Charles Dallara, direttore generale dell'Institute of International Finance, l'associazione di lobby che riunisce le maggiori banche mondiali. L'incontro, al quale avrebbero partecipato anche tecnici della Bce e della Ue, ha svolto un ruolo puramente consultivo. Non sono stati presi accordi ma si è «semplicemente» discusso della crisi della greca e dei meccanismi di coinvolgimento dei creditori privati, come ha fatto sapere una fonte vicina alla riunione.

Il modello francese sicuramente piace alle banche e al mercato: e anche per questo ieri l'andamento dei titoli di stato europei periferici, dopo un avvio burrascoso a causa dell'attesa del voto del Parlamento greco sul nuovo piano di austerity, ha chiuso la giornata senza toni isterici. Ma evitare il default della Grecia con una partecipazione volontaria e soft dei privati è solo una soluzione parziale. Potrebbe valere qualche decina di miliardi di euro ma non di più. La Grecia invece avrebbe bisogno di un nuovo pacchetto di aiuti attorno ai 100 miliardi: le banche europee faranno sicuramente la loro parte, ma poi gli Stati dell'Eurozona (tramite Efsf o prestiti bilaterali intergovernativi) e l'Fmi dovranno comunque fare la loro.
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