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Questo articolo è stato pubblicato il 01 luglio 2011 alle ore 06:37.

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ROMA
Gli intermediari finanziari e la lobby bancaria tirano un sospiro di sollievo. Alla fine l'odiosa norma che introduceva una tassazione del 0,15% sulle transazioni finanziarie sparirà dalla manovra. Ormai quasi non ci speravano più. Gli addetti ai lavori che avevano avuto contatti con Giulio Tremonti avevano percepito che il ministro per l'Economia era irremovibile, determinato a colpire quella ricchezza fatta sui soldi tanto detestata dai cittadini. Sapevano che Tremonti conosceva per filo e per segno le motivazioni per cui il mondo gli intermediari era contrario. Ma ieri è accaduto un fatto inatteso e che, secondo molti, ha convinto il titolare del dicastero di via XX Settembre a desistere. Il presidente uscente della Bce, Jean-Claude Trichet, è andato a fare un'audizione all'Europarlamento. E di cosa ha parlato? Di tassazione sulle transazioni finanziarie. Non lo ha fatto perchè è interessato al caso italiano ma perchè in questi giorni in sede comunitaria si è discusso sull'eventualità di introdurre una gabella equivalente (in realtà più simile alla Tobin Tax) a livello europeo. E nell'illustrare i motivi della sua contrarietà, Trichet ha usato gli stessi argomenti illustrati ieri sul Sole24Ore dal presidente di Assosim, Michele Calzolari. La Bce, ha detto Trichet, «ha sempre ritenuto e resta del parere» che un'imposta sulle transazioni finanziarie che sia «applicata solo in Europa e non a livello globale diventerebbe una perdita importante di attivi e di attività per l'Europa». Qualcosa di molto simile alla fuga di capitali nel resto d'Europa che si prospetterebbe per l'Italia se la tassa fosse introdotta solo sul mercato nazionale.
La prospettiva, ora, è che il ministero cerchi di drenare risorse aumentando l'imposta di bollo sul deposito titoli o comunque una tassa che colpisca i titoli acquistati anche all'estero o da intermediari esteri ma depositati in banche italiane. Anche la tassazione separata al 35% delle attività da negoziazione delle banche è destinata a saltare, per lasciare forse il posto a un'addizionale. L'Abi, l'associazione bancaria, preferisce tacere ma il negoziato con il ministro Tremonti è destinato a continuare fittissimo anche nella notte, quando verranno riscritte alcune norme della manovra. Meglio tacere, è la posizione dei banchieri: a chi spieghiamo le nostre ragioni, si chiedono, ai cittadini già colpiti dalla manovra e che certo non vedono di buon occhio le banche?
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