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Questo articolo è stato pubblicato il 02 luglio 2011 alle ore 08:13.

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BUENOS AIRES. Dal nostro corrispondente
«Sì, ho un tumore. Sono stato operato due volte, qui a Cuba, e ora procedo con le cure». Il comandante Hugo Chavez, presidente del Venezuela, 56 anni, al potere da 11, ha messo fine alle speculazioni sul suo stato di salute e in un messaggio televisivo di 15 minuti, a reti unificate, ha spiegato come stanno le cose. Alle 21 e 45, ora di Caracas, le tre e un quarto di notte in Italia, il Venezuela si è fermato davanti alle immagini tv. Da Cuba, dove è ricoverato da quasi un mese, Chavez non ha fatto riferimento ai suoi tempi di recupero. Ma non ha concluso l'intervento con la sua solita formula, «Patria, socialismo o muerte». Ha preferito una versione più mistica: «Vivremo, vinceremo». Poco prima un grazie a Fidel Castro.
Il vicepresidente venezuelano, Elias Jaua, ha successivamente escluso un trasferimento anche temporaneo dei poteri, aggiungendo che Chavez potrebbe restare fuori dal Paese anche per sei mesi e continuare tuttavia a governare; ha detto che «il Governo continuerà ad approfondire le diverse politiche rivolte al popolo promosse dal presidente» portando avanti «le trasformazioni della società socialista». Il vicepresidente ha esortato i diversi poteri del Paese, da quello politico alla magistratura, a «rafforzare lo Stato democratico di diritto e la giustizia previste dalla Costituzione». Jaua ha quindi lanciato un appello «all'unità e alla massima disciplina a tutti i partiti alleati e movimenti sociali che accompagnano la Revolucion bolivariana».
I rumors sulle gravi condizioni di salute di Chavez si erano intensificati negli ultimi 2 giorni, dopo che il Governo venezuelano ha sospeso un vertice regionale che avrebbe dovuto tenersi a Caracas il 5 e il 6 luglio.
Il ministero degli Esteri ha precisato in un comunicato che il summit dei capi di Stato, che avrebbe dovuto formalizzare la nascita della nuova organizzazione regionale, la Comunità degli stati latino-americani e caraibici (Celac), verrà posticipato e si terrà con molta probabilità il prossimo autunno. Si tratta di un organismo politico simile all'Osa (Organizzazione degli stati americani) che però esclude gli Stati Uniti.
Si apre ora la fase politica più difficile per Governo e opposizione. Entrambi alla ricerca di una strategia vincente per le elezioni presidenziali del 2012. Quattro i nomi più gettonati: Henrique Capriles Radonski, 38 anni, brillante governatore, è la faccia nuova del chavismo. Manuel Rosales, 58 anni, ex candidato presidenziale. Un sempreverde. Poi Leopoldo Lopez, 40 anni, candidato fondatore di un partito trasversale. Infine Antonio Ledezma, la faccia dura dell'opposizione. Opposizione che dovrà individuare un candidato forte ed evitare altre guerre intestine che da dieci anni ne impediscono la vittoria.
Per il Governo la partita è ancora più complessa: per ora è impossibile valutare se Chavez resterà in sella, si ripresenterà o no. «Governerò fino al 2019 - aveva tuonato il comandante qualche tempo fa». A Caracas c'è chi scommette che, se avverrà la completa guarigione, la ripartenza di Chavez gli garantirebbe l'ennesima riaffermazione elettorale.
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