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Questo articolo è stato pubblicato il 02 luglio 2011 alle ore 19:48.

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Mamfakinch (non molleremo), mamsawtinch (non voteremo), gridavano fino a ieri gli oppositori del referendum sulla nuova Costituzione marocchina. Le urne hanno però raccontato un'altra storia. Oltre tre marocchini su quattro (il 76,6%) si è recato ai seggi per dire la sua sul test costituzionale voluto da re Mohammed VI. È lui, perciò, il grande vincitore del referendum di ieri. Vince il re e vince l'ala riformista della dirigenza di Rabat. Perdono i conservatori e perde il movimento dei giovani del "20 febbraio", con i suoi «no, no e ancora no».

La svolta comincia dopo la primavera araba
Il prodromo della vittoria, in verità, risale a molti mesi fa. Quando, davanti alle prime proteste nel paese, legate alla primavera araba, Mohammed decide di mettere mano a quel testo con il quale si formano, si regolano e si reggono, attaverso diritti e doveri, le società: la Costituzione. Una richiesta gridata sin dall'inizio nelle manifestazioni, come fosse la più dura sfida a un potere inviolabile. E invece la risposta è stata disarmante: subito la Costituzione. Tempo tre mesi ed ecco il progetto presentato alla popolazione per il referendum. Un'innovazione vera.

L'arma del boicottaggio messa in campo dai dissidenti
La risposta dei dissidenti? No. Boicottiamo il referendum. Un modo di nascondersi dietro all'astensionismo, una piaga molto conosciuta nel paese, visti i precedenti scrutini. Operazione non riuscita. Il Marocco ha dimostrato che non è questo il gioco della democrazia. La vera partita si deve giocare a viso scoperto e ciò significa portare le persone a partecipare convincendole con le idee, che siano per il sì o per il no.

Il successo consegnato dalle urne apre una nuova pagina per il paese
Così dalle urne è arrivato un responso nettissimo: secondo i dati diffusi nella nottata di ieri dal ministero degli Interni marocchino, addirittura il 98,4% dei votanti si è espresso a favore della svolta. Un plebiscito insomma per la proposta di riforma costituzionale presentata dal sovrano, che prevede la fine della monarchia assoluta marocchina e trasferisce una buona parte dei poteri al parlamento, al governo e a un sistema giudiziario indipendente. Un successo che apre una nuova pagina di democrazia nel paese più occidentale del Maghreb, condannando le scelte degli islamisti radicali e soprattutto del movimento del 20 febbraio che è caduto nella trappola dell'estremismo.

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