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Questo articolo è stato pubblicato il 02 luglio 2011 alle ore 18:54.

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Petra KvitovaPetra Kvitova

WIMBLEDON – Si sono prese a randellate per quasi un'ora e mezza. Alla fine ha vinto chi randellava più forte. Quel che proprio non si è visto, nella finale femminile di Wimbledon, è stato il tennis. Petra Kvitova, la giocatrice ceca, testa di serie numero 8, 21 anni, ha battuto, non del tutto a sorpresa, la russa Maria Sharapova, che tornava in finale a Wimbledon sette anni dopo aver vinto qui il primo dei suoi tre tornei del Grand Slam.

Un'ora e mezzo di scambi a tutta potenza da fondo campo, nessuna variazione tattica, molti errori gratuiti, doppi falli a go-go (6 per la Sharapova, dopo 13 in semifinale), nessuna smorzata, nessuno slice, due sole discese a rete della Kvitova concluse entrambe con volée fuori misura, un lob (bello) della Sharapova. La quale avrebbe forse dovuto capire che, se c'era da picchiare, come su un ring dove i pugili se le danno di santa ragione al centro del quadrato senza mai alzare la guardia, l'altra era più attrezzata di lei. E alla fine l'ha messa al tappeto. Risultato finale 6-3, 6-4.

Nei primi due game dell'incontro, scambio di break, poi, al sesto, la Sharapova perdeva il servizio con due doppi falli e non aveva più l'opportunità di recuperare. Nel secondo set, la russa è stata ancora costretta a inseguire, per ben due volte, ma non hai mai dato la sensazione di poter stare al passo della Kvitova. La ceca, tra l'altro, è mancina, il che sull'erba offre qualche vantaggio, e il suo pedigree l'aveva mostrato l'anno scorso proprio a Wimbledon, arrivando in semifinale, e nelle scorse settimane centrando la finale del torneo preparatorio di Eastbourne. E, a dimostrare che il suo lignaggio è impeccabile, la guardavano dal Royal Box due connazionali campionesse del passato, il monumento Martina Navratilova (9 titoli qui, 18 Grand Slam in tutto) e Jana Novotna, che a Wimbledon vinse nel 1998, dopo aver raggiunto altre due finali. Kvitova, alla prima finale di uno Slam, dice di aver approffittato dei loro buoni consigli. Altri tempi, altro stile. Martina e Jana, una volta a rete, sapevano certamente cosa fare della palla.

La sconfitta della Sharapova intristirà i dirigenti delle televisioni di tutto il mondo: non fa piacere pagare a caro prezzo i diritti tv per una vittoria della Kvitova e non di "pretty face" Maria, una giocatrice che è un autentico brand, l'unico, oggi, di un tennis femminile senza volto. La russa è tornata ai vertici in qualche caso grazie a un ottimo tennis (come agli Internazionali d'Italia a Roma), altre volte grazie al vuoto che si è creato ai piani alti del ranking, con le sorelle Williams fuori condizione e Kim Clijsters infortunata.

Senza una seconda palla di servizio decente (solo il 27% dei punti vinti sulla seconda), senza un'idea tattica, faticherà a competere negli scambi di martellate con le nuove leve.
Domani la finale maschile: Rafael Nadal, numero uno del mondo finora, contro Novak Djokovic, numero uno da domani anche se dovesse perdere. Wimbledon si aspetta un tennis ad anni luce di distanza da quello visto oggi.

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