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Questo articolo è stato pubblicato il 03 luglio 2011 alle ore 17:57.

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Djokovich (Epa)Djokovich (Epa)

WIMBLEDON – Alla fine, si è chinato a mangiare un ciuffetto dell'erba di Wimbledon. Il serbo Novak Djokovic, 24 anni, ha battuto in finale in quattro set il campione uscente Rafael Nadal (6-4, 6-1, 1-6, 6-3, in due ore e mezzo di gioco), a conferma di una supremazia che dura da tutta la stagione. L'incontro è stato dominato dal serbo, molto più di quanto ci si potesse attendere alla vigilia. Il primo set è andato avanti in equilibrio, ma Djokovic non si è fatto sfuggire la prima occasione, al decimo gioco, su un dritto fuori misura di Nadal, che ha accusato il colpo.

Il dritto, normalmente l'arma migliore del maiorchino, è stato insolitamente impreciso per tutto l'incontro. Nel secondo set, lo sfidante, che da domani sarà anche numero 1 del mondo, scavalcando proprio Nadal nel ranking, ha elevato il suo gioco a un livello inarrivabile, lasciando un solo game all'avversario. Nadal, però, non è mai morto e nel terzo set ha iniziato la sua rimonta, vincendo tre dei suoi giochi di servizio a zero. Doveva trattarsi però di un fuoco di paglia. Al quarto set, Djokovic riprendeva in mano il controllo, anche mentale, del match, strappando il servizio a Nadal già al secondo game. Lo spagnolo rimontava nel gioco successivo, ma cedeva di nuovo, definitivamente, all'ottavo. Curiosamente, il serbo, che raramente va a rete, si procurava il match-point con un serve-and-volley e faceva poi suo l'incontro su un rovescio lungo di Nadal.

Djokovic, che alla fine del 2010 ha guidato la Serbia alla vittoria in Coppa Davis, ha perso quest'anno un solo incontro, un'epica semifinale a Parigi contro Roger Federer (48-1 il suo record nell'annata), e aveva già battuto Nadal quattro volte di fila nel 2011. Mai in carriera, però, lo aveva superato in un match del Grande Slam e le doti di combattente dello spagnolo, che a Wimbledon non perdeva dala finale del 2007, facevano ipotizzare un testa a testa. Ma oggi il divario dei valori in campo è stato netto. Il ragazzo che si allenava a Belgrado sotto i bombardamenti e che ha lasciato il suo Paese a 12 anni per crescere, tennisticamente, in Germania, ha raccontato alla fine che, da piccolo, guardava Wimbledon in televisione e sognava. «Forse sto ancora dormendo», ha detto, fra le risate del Centre Court. «Ha vinto il migliore», ha ammesso cavallerescamente Nadal, che per tutta la partita ha giocato troppo corto.

Celebrazioni nel Royal Box per il presidente della Serbia, Boris Tadic, e fuori dal campo, per un gruppo di tifosi che non sarebbero stati fuori posto in uno stadio di calcio. Breve imbarazzo nella meticolosa e altrimenti inappuntabile organizzazione dell'All England Club, quando per l'interviste a bordo campo il microfono ha smesso di funzionare e quando il celebre tetto del campo centrale ha cominciato a muoversi durante il gioco. Poi, la 125esima edizione dei Championships, il torneo di tennis per eccellenza, è andata in archivio, con due campioni nuovi: era dal 2002 (Lleyton Hewitt) che fra i maschi non vinceva qualcuno che non si chiami Roger Federer o Rafael Nadal. Il Djokovic visto oggi può aprire un altro ciclo: quest'anno ha vinto finora 2 Grand Slam su 3 (Australia e Wimbledon). Fra le donne, è arrivata la sorpresa della ceca Petra Kvitova, al termine di un torneo modesto..

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