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Questo articolo è stato pubblicato il 04 luglio 2011 alle ore 17:47.

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Il Cda convocato giovedì è pronto a valutare seriamente la possibilità di un ritorno di Michele Santoro in Rai. C'è l'ordine del giorno presentato da Rodolfo De Laurentiis, consigliere d'amministratore indicato dall'Udc, che chiede di individuare soluzioni perché il conduttore resti a viale Mazzini. C'è la scadenza del contratto del giornalista, in vigore fino al 31 luglio, data entro la quale De Laurentiis e gli altri consiglieri dell'opposizione mirano a riportare Santoro in Rai.

Il nodo non è più soltanto politico. La questione è soprattutto industriale e finanziaria. Rai Due ha già perso Simona Ventura e senza Michele Santoro l'identità di rete sarebbe tutta da ricostruire nel giro di poche settimane. Senza contare che i nomi indicati in uscita dalla Rai (oltre a Santoro, Annunziata, Fazio, Gabanelli e Floris - con il quale l'azienda ha chiuso in extremis l'intesa) tutti insieme rendono dieci volte quello che costano. Insomma in un momento di vacche magre per la crisi che non ha risprmiato il mercato delle inserzioni pubblicitarie, la Rai può buttare dalla finestra introiti certi come questi? Tenuto conto anche che le evasioni da abbonamento sono calcolate tra i 500 e i 700 milioni di euro.

Il mercato continua a dare segnali della necessità di un cambiamento non più rinviabile: le risorse finanziarie che fino a qualche anno fa erano date per certe, non sono più sufficienti per poter garantire a Rai e a Mediaset lo stesso assetto di prima. Lo dice chiaramente la crisi di Endemol, la società olandese (partecipata da Mediaset al 33%) di format televisivi, tra i quali Il grande Fratello, chiamata ad affrontare una ristrutturazione del debito superiore a 2,8 miliardi di euro. Con l'enterprise value di Endemol (il valore complessivo della società) sceso ad appena 1,2 miliardi di euro rispetto ai 3,1 miliardi di quattro anni fa.

Santoro conosce bene il mercato e i cambiamenti in atto non gli sono sfuggiti. Per definire il suo futuro professionale aspetta la data del Cda Rai. In questa partita ha in mano alcuni assi. Il primo, in ordine temporale, è costituito proprio dalle considerazioni attribuite al presidente del Consiglio. Silvio Berlusconi, dopo le amministrative, disse ai suoi di aver perso le elezioni per colpa del conduttore di Annozero, riconoscendogli così di fatto un forte peso come amministratore di consenso e quindi sul mercato. Il titolo Telecom Italia Media, editore di La 7, poi, in queste settimane di trattativa aperta con Santoro si è apprezzato (balzando in vanti in un solo giorno del 6%, miglior titolo del listino dopo l'addio del conduttore alla Rai sulle notizie di un suo passaggio a La 7) e il giorno in cui il negoziato si è rotto a Piazza Affari è crollato di oltre 4 punti percentuali.

Dopo che con Ti Media è andata male, se pure il ritorno in Rai dovesse rivelarsi un'ipotesi non realizzabile, Santoro può percorrere anche un'altra strada. Quella di un nuovo progetto televisivo composto da un gruppo di tv locali e da Il Fatto Quotidiano, che potrebbe andare in onda su multipiattaforma, avvalendosi forse dell'infrastruttura di Current Tv, da fine luglio non più su Sky. Sarebbe l'ipotesi più innovativa, ma anche più rischiosa per Santoro che pure in questi mesi ha già sperimentato impianti di questo tipo per il suo programma e le sue iniziative.

Anche mercoledì però sarà una giornata importante, perché il direttore generale della Rai, Lorenza Lei, sarà chiamata in audizione in commissione di vigilanza Rai, nel prosieguo dell'audizione di due settimane fa, dedicata prevalentemente ai conti dell'azienda. In quella occasione Lei potrebbe dare, per la prima volta pubblicamente, la sua opinione sul caso. Il punto in discussione è se il direttore generale fosse obbligata o meno a coinvolgere il cda nella stesura dell'accordo sull'uscita del giornalista, accordo realizzato ad una cifra inferiore ai 2,5 milioni di euro, soglia raggiunta la quale serve la ratifica del consiglio di amministrazione.

Intanto in Rai c'è subbuglio anche per le notizie che riguardano la vicenda della cosiddetta struttura Delta emersa dopo lo sviluppo dell'inchiesta legata alla P4 nella quale è coinvolto Luigi Bisignani. Si parla di un'ipotetica struttura - secondo quanto pubblicato - che voleva «organizzare la Rai come se fosse Forza Italia» per favorire Mediaset e il partito di maggioranza.

La Direzione Generale della Rai ha dato incarico all'Internal Auditing di avviare «immediatamente le procedure necessarie per l'acquisizione di tutta la documentazione per aprire l'indagine». Anche Adrai, l'associazione dei dirigenti Rai chiede «che, nel pieno rispetto dei principi di garanzia dei singoli individui, venga al più presto fatta chiarezza sulle vicende».

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