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Questo articolo è stato pubblicato il 04 luglio 2011 alle ore 08:42.

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Scontri in Egitto (Lapresse)Scontri in Egitto (Lapresse)

Violenti scontri sono scoppiati ieri sera in piazza Tahrir al Cairo fra venditori ambulanti e manifestanti che da venerdì hanno di nuovo piazzato le tende nel luogo simbolo della primavera araba, che ha costretto alle dimissioni il presidente Hosni Mubarak l'11 febbraio: il portavoce del ministero della Sanità, Adel Aldawi, citato dalla Cnn, ha fornito un bilancio provvisorio di «20 persone gravemente ferite e ricoverate in ospedale, altri 27 medicati sul posto.

I "venditori", secondo le denunce dei manifestanti, li hanno attaccati con coltelli, bastoni e pietre e hanno appiccato fuoco alle tende. I dimostranti molti dei quali familiari delle vittime della rivoluzione del 25 gennaio, hanno risposto e gli scontri sono proseguiti per ore. Secondo testimonianze raccolte da Al Masry al Youm, alcuni venditori avrebbero ammesso di aver preso denaro per causare disordini. Altri raccontano di poliziotti in borghese confusi fra i venditori ambulanti. Solo una settimana fa la piazza è stata teatro di scontri fra polizia e manifestanti, ufficialmente sempre gli stessi parenti dei martiri del 25 gennaio in rivolta per il rinvio del processo ai responsabili della repressione: in quell'occasione il bilancio è stato di 600 feriti.

In questi mesi il amlumore della piazza non è in realtà mai cessato: il governo del generale Tantawi, rapprensentante di quell'esercito che detien il potere, è accusato di lentezza nelle riforme. Pochi giorni fa la notizia che le tanto attese elezioni presidenziali di settembre verranno postitcpate di tre mezi «così come richiesto dai giovani» ha sottolineato l'esercito. In questo quadro che appare confuso, dove i fratelli musulmani, compagine di matrice islamista che inquieta per le posizioni radicali, sono dei pochi partiti esistenti in Egitto, i moti di piazza per i diritti civili si mischiano a preoccupazione di vecchie e nuove forze legate all'estremismo.

Attentato al gasdotto
Intanto il gasdotto che porta gas natuale a Israele e Giordania, è stato colpito da un attentato nella notte, nella penisola del Sinai: non si hanno notizie di vittime o feriti, secondo le prime indicazioni fornite dalle forze di sicurezza locali. Poco prima dell'esplosione al gasdotto, un veicolo sospetto era stato scoperto nella zona di Bir al-Abd, a 80 chilometri dalla città di El-Arish. Pare che l'esplosione sia stata causata da una bomba comandata a distanza. I servizi di soccorso si sono recati sul posto per tentare di spegnere le fiamme. È il terzo attentato di questo tipo al gasdotto da febbraio.

Tensioni musulmani-cristiani
Al Cairo, infine, riprenderà il 4 settembre il processo apertosi oggi per le violenze interconfessionali che a maggio causarono almeno 12 morti e 52 feriti nel quartiere copto di Imbaba: alla sbarra 48 imputati, di cui 20 ancora latitanti. Gli imputati musulmani e cristiani - tutti dichiaratisi non colpevoli della accuse di omicidio e incitamento alla violenza religoso - siedono in due banchi separati, mentre la sede del tribunale - all'esterno del quale di è svolta una manifestazione dei parenti delle vittime - è circondato dalle forze di sicurezza. Le violenze erano avvenute nei pressi di una chiesa copta nel quartiere di Imbaba, attaccata da un gruppo di musulmani: secondo alcune testimonianze gli assalitori credevano che una donna che voleva convertirsi all'islam fosse tenuta prigioniera nell'edificio.

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