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Questo articolo è stato pubblicato il 05 luglio 2011 alle ore 06:38.

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PARIGI. Dal nostro corrispondente
Il caso Strauss-Kahn si sta trasformando in una fiction di dubbia qualità. Di quelle che appena l'attenzione degli spettatori registra un calo bisogna inventarsi una trovata, una qualsiasi, per riconquistare il pubblico e risollevare l'audience.
Si stavano appena spegnendo i riflettori sulle vicende giudiziarie americane dell'ex direttore generale del Fondo monetario e probabile candidato socialista alle presidenziali, con la perdita di credibilità della cameriera del Sofitel, che la luce si riaccende in Francia. Dove la giornalista-scrittrice Tristane Banon, una bella signora di 32 anni, comunica alla stampa la presentazione di una denuncia contro Dsk - oggi alla Procura di Parigi - per tentato stupro. In realtà l'annuncio è del suo avvocato, David Koubbi. Il quale, ovviamente conscio dei dubbi e dei sospetti sollevati dall'iniziativa, si affretta a dichiarare: «Non sono al servizio di nessuno se non della mia cliente e non sono stato contattato da alcun politico di destra. Abbiamo preso la nostra decisione a metà giugno, ma non ci eravamo ancora mossi perché non volevamo che venisse strumentalizzata dalla giustizia americana». Quanto al merito, Koubbi sottolinea che «se il dossier di New York è vuoto, il nostro è estremamente solido».
Tristane, dal canto suo, aggiunge: «Sono stufa di essere trattata come una mentitrice solo perché non trascino Strauss-Kahn in Tribunale. E poi vederlo libero e a cena con amici in un ristorante di lusso mi fa venire il voltastomaco». L'episodio denunciato risale al febbraio 2003 (la prescrizione per questo reato, punibile con una pena massima di 15 anni, è di 10 anni), quando la 23enne Tristane sta lavorando al suo primo libro ("Erreurs avouées, au masculin", che raccoglie le confessioni di una decina di uomini famosi sui loro grandi errori).
L'intervista a Dsk - ex ministro dell'Economia, a quel tempo semplice deputato - avviene in due tempi. La seconda si svolge, secondo il racconto della Banon, in una garçonnière. Le avances di Strauss-Kahn sarebbero sempre più insistenti, fino a quando arriva l'aggressione vera e propria: lui le strappa il reggiseno e cerca di aprirle i jeans, lei si ribella, i due finiscono a terra, calci e pugni, fino a quando lei riesce a scappare.
Perché non denuncia subito quanto avvenuto? Lei spiega che non voleva accollarsi per sempre l'etichetta di "una che ha avuto un problema con Dsk", uomo potente e popolare. La madre Anne Mansouret, consigliere socialista in Normandia e candidata (senza alcuna chance) alle primarie del partito per le presidenziali del maggio 2012, dichiara invece di aver convinto la figlia a lasciar perdere perché Dsk è il padre della miglior amica di Tristane ed ex marito della madrina della ragazza. Per evitare un gran pasticcio familiar-politico, insomma.
La vicenda torna a galla quattro anni dopo. È la stessa Tristane a descrivere la scena durante una trasmissione televisiva. Ma il nome di Dsk viene coperto da un bip e stranamente nessuno si pone il problema di scoprire chi è l'uomo politico di cui si parla in termini così crudi e poco lusinghieri.
Il 16 maggio scorso, due giorni dopo l'arresto di Strauss-Kahn, Tristane ritrova la parola. Lascia immaginare una possibile denuncia ma poi lascia perdere.
Fino a ieri. Quando, altrettanto stranamente, la denuncia rispunta. Accompagnata da esplicite accuse di omertà nei confronti dei dirigenti socialisti, in particolare dell'ex segretario e più autorevole candidato alle primarie François Hollande. «Hollande sapeva», dice la Banon. Già tirato in ballo dalla Mansouret, Hollande a suo tempo si era difeso così: «Non sono mai stato al corrente di fatti così gravi. Certo, le voci (su Dsk, ndr) giravano, ma il mio compito non era quello di fare il poliziotto all'interno del partito».
Immediata la reazione di Dsk, che ha affidato ai suoi avvocati francesi Henri Leclerc e Frédérique Baulieu l'incarico di portare in Tribunale la Banon per calunnia e diffamazione. Nel comunicato i legali sottolineano la tempistica sospetta dell'iniziativa e parlano di «fatti immaginari».
Immaginari o meno (sarà dura dimostrare una tentata violenza sessuale otto anni dopo), Strauss-Kahn rischia di dover affrontare un processo anche nel proprio Paese. Dove alla possibilità di un rapido ritorno sulla scena politica ormai non crede più nessuno. Neppure i seguaci più fedeli, alcuni dei quali tornano comunque ad avanzare la tesi del complotto e a mettere nel mirino il presidente-burattinaio Nicolas Sarkozy, parlando di "attentato politico".
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