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Questo articolo è stato pubblicato il 06 luglio 2011 alle ore 06:42.

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Una figura originale di professionista della politica. Così Alberto Abruzzese definì Enrico Manca, morto ieri a Roma a 79 anni. «Capace di cogliere quanto, per essere professionisti della politica si debba acquisire professionalità nel campo della comunicazione, essere insieme professionisti dei media». L'attività politica è stata sempre intrecciata a quella giornalistica: Manca è stato presidente della Rai dall'86 al 92, deputato dal '72 al '94, ministro del commercio estero nei governi Cossiga e Forlani. In tandem con Biagio Agnes, si trovò ad operare in un'azienda capace di vincere sul mercato nel sistema misto duopolista, ma minata dalla "lottizzazione", termine che Manca non ha mai giudicato negativamente. L'Isimm, (l'Istituto per lo studio dell'innovazione nei media e per la multimedialità) era la sua creatura. Nell'introduzione al convegno «Servizio pubblico e pluralismo nell'era del digitale» lanciò l'idea, attualissima viste le degenerazioni dell'attuale modello di governance e proprietario della Rai, di una sua «costituzionalizzazione» attraverso una Magna Charta di valori e principi approvata dal Parlamento. Nel volume "Frammenti di uno specchio" la proposta si precisò con una Fondazione retta da un Consiglio dei Garanti, nominato in parte dal Presidente della Repubblica, in parte dal Parlamento con maggioranza qualificata, così come dai Consigli regionali.
Ma.M.
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