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Questo articolo è stato pubblicato il 08 luglio 2011 alle ore 07:34.

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Chi, alla Camera, lo ha frequentato come avversario politico in commissione (prima nella Finanze e poi alla Bilancio, dove è entrato al posto del sottosegretario Ravetto), ne formula un ritratto scarno. «Milanese è l'anello debole della catena, ma è uno che sa badare a se stesso». I colleghi di partito che di lui ora non parlano volentieri ne ricordano invece l'amore per il lusso e le auto potenti. Dettagli che emergono anche dall'ordinanza con cui i pm hanno chiesto l'arresto dell'ex capitano delle Fiamme gialle.

Per i magistrati l'avvocato, ex braccio destro del ministro Tremonti, è un uomo abile e spregiudicato nelle relazioni. Per Paolo Viscione, indagato nella stessa inchiesta, «è uno che si fotte i soldi». Per chi lo incrocia alla Camera è soprattutto un collega riservato. «È di poche parole - confessa più di qualcuno - e non è particolarmente disponibile, nemmeno con i compagni di partito». Fatti salvi i 'tremontiani' come lui (Jannone e Conte), o l'ex sottosegretario Nicola Cosentino (che, nel 2008, lo inserì nelle liste elettorali campane) e il presidente della provincia di Napoli Luigi Cesaro. Campani come Milanese cresciuto al Nord, ma di natali irpini: i suoi sono di Cervinara, lo stesso paese di Viscione e di Pasquale Lombardi, figura chiave della P3.

Milanese, 51 anni, è un tipo schivo, insomma, cui tutti, avversari compresi, riconoscono però grandi competenze. Non a caso è stato relatore di provvedimenti giudicati strategici a via XX Settembre. Con Tremonti l'idillio sbocciò nel 2002 e così passò dalle Fiamme gialle al suo staff per diventare poi il capo della segreteria al Tesoro. Dove era sbarcato con un curriculum di tutto rispetto: tre lauree, un master in diritto tributario internazionale e corsi di perfezionamento. Poi anche una docenza alla scuola superiore dell'Economia, oltre che svariati incarichi in società pubbliche.

Tremonti, racconta un esponente del Pdl che lo conosce bene, «si fidava di lui». Un rapporto di stretta collaborazione fino a quando le trame della P4 non hanno costretto Milanese a dimettersi dall'incarico di consigliere politico del ministro. «Lo aveva seguito passo passo anche nel partito - prosegue la stessa fonte - e si fece piazzare anche nella consulta economica del Pdl». Nata due anni fa per volontà di Silvio Berlusconi nel tentativo di mettere a tacere le proteste di quanti chiedevano più confronto con il superministro. Così il Cavaliere battezzò quella 'stanza di compensazione' e ne affidò la guida proprio a Tremonti. Milanese, che già presiedeva la Consulta finanze del Pdl, non dovette faticare molto per entrarci. «Ha finito per montarsi la testa», dice chi non stravede per lui nel partito. E sono in molti a non averlo mai amato.

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