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Questo articolo è stato pubblicato il 07 luglio 2011 alle ore 18:38.

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Se in Parlamento hanno fallito ora Fli e Idv (separatamente) pensano a una legge di iniziativa popolare, in grado di esercitare una maggiore pressione sulla politica. La soppressione delle province, nei programmi elettorali di Pdl e Pd, è stata bocciata dalla Camera solo pochi giorni fa con i voti della maggioranza e l'astensione dei democratici, a favore -oltre ai radicali - finiani e dipietristi . Che promuovono una raccolta di firme.

Futuro e libertà trasforma così il ddl Valditara, depositato in Senato lo scorso dicembre, in una legge di iniziativa popolare. E assicura, conti alla mano, risparmi effettivi per 3,5 miliardi di euro. Ma promette ulteriori vantaggi economici derivanti dall'obbligo, inserito nel disegno di legge, della vendita di tutti gli immobili e le partecipazioni azionarie in società non strettamente necessarie allo svolgimento delle funzioni. Un esempio per tutti: la società autostrade detenuta dalla Provincia di Milano, che stando al ddl, dovrà essere messa sul mercato.

Nel progetto è contenuta anche una norma per l'accorpamento dei comuni sotto i mille abitanti. 2 miliardi di euro di risparmi arriveranno dall'abolizione delle Province, 1,5 miliardi dai Comuni. La proposta prevede il trasferimento (entro 12 mesi dalla sua entrata in vigore) delle funzioni degli enti da abolire alle Regioni e, sempre alle Regioni, l'assegnazione dei dipendenti. Non verranno sostituiti coloro che andranno in pensione e il personale politico verrà azzerato.

Il senatore Giuseppe Valditara spiega: «Vogliamo che i cittadini si esprimano, vogliamo raccogliere molte migliaia di firme per fare una pressione forte sul potere politico. E dire: guardate che i cittadini stanno con noi. A quel punto sarebbero travolti tutti gli sbarramenti che la politica purtroppo ha opposto in modo molto deludente».

Dopo le battaglie delle ultime settimane non si tira certo indietro l'Idv, che anzi insiste con forza sull'abolizione delle province. Ed è pronto a promuovere una serie di referendum per abbattere i costi della politica. Antonio Di Pietro sul suo blog annuncia che anche l'Italia dei valori si sta attivando «per dare il via a una raccolta di firme per una proposta di legge di iniziativa popolare, puntando a raccogliere ben più di 50.000 firme, per l'abolizione delle Province». L'Idv, assicura il suo leader, continuerà a chiedere: l'eliminazione dei vitalizi per i parlamentari e i tagli dei rimborsi elettorali in sostituzione dell'eliminazione dell'aumento dell'età pensionabile delle donne; la riduzione delle auto e dei voli blu in cambio della soppressione dell'aumento dei bolli per conti e depositi bancari; l'accorpamento dei Comuni in cambio della cancellazione dei ticket sanitari e del ripristino dell'indicizzazione delle pensioni. E poi «il blocco delle consulenze inutili, la soppressione degli enti inutili e dei consigli d'amministrazione in sostituzione dell'eliminazione del blocco degli stipendi del pubblico impiego e della riduzione del numero dei docenti e degli insegnanti di sostegno».

La bocciatura del provvedimento, l'altro giorno alla Camera, brucia ancora in tutte le forze politiche. Carroccio compreso, nonostante il voto contrario alla soppressione. Tanto che anche il gruppo della Lega Nord a Montecitorio ha presentato una proposta di legge costituzionale per riformare il sistema delle Province. È una proposta, spiegano i deputati del Carroccio Maria Piera Pastore e Raffaele Volpi, che «indica le Regioni come i soggetti titolati per il riordino, ed è assolutamente in linea con lo spirito federalista». Due i parametri di sostenibilità indicati: un minimo di 300mila abitanti o 3mila chilometri quadrati.

Nel Pd non si placa il dibattito su cosa sarebbe stato meglio fare (o non fare) nel voto alla Camera di pochi giorni fa. In molti ammettono che sarebbero stato meglio votare per la soppressione delle Province. Di questo parere è pure il senatore Pietro Ichino, anche se, precisa «sarebbe stato un voto un po' demagogico», perché «bisogna stabilire chi svolgerà le funzioni oggi svolte dalle province e come queste funzioni verranno devolute ad una nuova entità». I democratici sono intenzionati a chiedere, da subito, la discussione in Aula della loro proposta di legge sul riordino degli Enti locali. Il parlamentare Pd, Salvatore Vassallo, sul tema ha inviato una lettera a tutti i deputati del gruppo per sollecitare un approfondimento della proposta di legge da lui avanzata. Che riduca drasticamente il numero delle Province e abolisca gli attuali consigli provinciali sostituendoli con l'assemblea dei sindaci del territorio.

Per il segretario Pd è un nonsenso «confondere i costi della politica con il tema delle istituzioni, come si sta facendo in una confusa discussione sulle province». Di questo passo, dice Pier Luigi Bersani «si potrebbe arrivare a reintrodurre la figura dei podestà, tanto per risparmiare».

Intanto l'Udc cerca consensi sulla sua, di proposta per l'abolizione delle Province. Pierluigi Mantini si rivolge in particolare a Pier Luigi Bersani ma anche a Roberto Calderoli e a Angelino Alfano per ricordare che l'idea dei centristi è quella di modificare gli articoli 114 e 133 della Costituzione, sopprimendo le Province con popolazione inferiore a 500mila abitanti. Modifiche, che per l'Udc costituiscono «un buon punto di incontro tra le diverse proposte e impostazioni culturali», perché in questo modo «si conservano le Province nella Costituzione ma ne viene molto ridotto il numero, ne sono soppresse ben 77 mentre le maggiori sono trasformate in Città metropolitane». E la nuova disciplina delle funzioni, sulla base di una governance fondata sul coordinamento dei Comuni, è affidata alla legge dello Stato.

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