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Questo articolo è stato pubblicato il 08 luglio 2011 alle ore 16:28.
L'ultima modifica è del 08 luglio 2011 alle ore 19:00.

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Il ministro della Giustizia e neo segretario del Pdl, Angelino Alfano a Mirabello (Ansa)Il ministro della Giustizia e neo segretario del Pdl, Angelino Alfano a Mirabello (Ansa)

Angelino Alfano non vuole investiture dall'alto. Così, poche ore dopo quell'intervista in cui il Cavaliere l'aveva candidato a premier nel 2013, il neosegretario del Pdl sgombra il campo dalle polemiche e parla chiaro. «Sono convinto e persuaso che nel 2013 avremo bisogno della leadership di Silvio Berlusconi per vincere le elezioni e sarà lui a guidare la battaglia vincente delle Politiche». E comunque, avverte il guardasigilli, «io credo che il futuro candidato premier debba essere scelto dai militanti atteraverso le primarie». Una risposta a quanti, da Roberto Formigoni a Gianni Alemanno, avevano ribadito anche oggi l'esigenza del ricorso a urne interne per decidere il futuro assetto della leadership. Poi blandisce il Carroccio. «Dobbiamo salvaguardare l'asse con la Lega e allargarci per vincere nei prossimi anni».

Alfano: dimissioni da ministero prossima settimana
Alfano non delude, dunque. Ripete gli stessi concetti sottolineati qualche giorno fa al Consiglio nazionale del Pdl e sceglie il palco di Mirabello. Dove, poco meno di un anno fa fu Gianfranco Fini a lanciare ufficialmente la sua creatura. Oggi, su quello stesso palco, Alfano torna a dettare la sua ricetta per ridare slancio al partito. Dice che lascerà il ministero «la prossima settimana» e che ci saranno interventi sulla manovra, a cominciare dai capitoli più spinosi. «ll decreto non è blindato, interverremo con chiarezza da lunedì sulle pensioni e sul fondo titoli, a saldi invariati». E, sulla contestata norma pro-Fininvest, ecco la versione del ministro. «È assolutamente sacrosanta, ma in Italia quando anche una norma sacrosanta serve a Silvio Berlusconi questa non va più bene».

La difesa del superministro: Tremonti è una persona perbene
Nel partito, in queste ore, tiene banco però il ciclone innescato dall'inchiesta della magistratura napoletana che ha travolto Marco Milanese, ex braccio destro di Giulio Tremonti, e che sfiora anche il superministro. Alfano non ha dubbi, però. Spende parole di elogio per il titolare dell'Economia. «Sono convinto che Tremonti è una persona perbene, è quello che ho maturato in questi anni». Quanto all'ex capitano delle Fiamme gialle, di cui i pm chiedono l'arresto, il guardasigilli tiene la linea garantista, come pure per Alfonso Papa, il deputato del Pdl finito nell'inchiesta sulla P4. «Silvio Berlusconi è un perseguitato dalla giustizia, ma non tutti lo sono. Questo ho detto al Cn e questo ribadisco. Per quanto riguarda Papa e Milanese, noi siamo garantisti e siccome con la libertà delle persone non si scherza, abbiamo delegato alcuni nostri parlamentari a studiare le pagine. Nei prossimi giorni riuniremo il direttivo del gruppo con i deputati della giunta che hanno studiato il caso, loro ci diranno e noi decideremo».

Pdl non è caos né caserma. Le priorità? Intercettazioni e riforma giustizia
Alfano prova quindi a tracciare la rotta. Non ci sta a far passare l'idea di un partito sfilacciato e allo sbando. «Il Pdl non è né un caos, né una caserma. È semplicemente un partito serio nel quale è aperto un confronto». Quanto all'agenda prossima ventura, le priorità restano quelle indicate dal premier. «Faremo la legge sulle intercettazioni e la riforma costituzionale della giustizia che, tra le altre, è una priorità politica di questa legislatura». I magistrati, aggiunge, «se sbagliano devono pagare, perché la legge è uguale per tutti anche per i magistrati».

L'avviso alla sinistra: siamo contro esecutivo tecnico, è ribaltone
Quindi avverte la sinistra. «Non capisco perché ci si debba sempre esercitare a non far funzionare il voto degli elettori. Non capisco perché bisogna inventarsi sempre governi che la gente non vuole». Non ci saranno ribaltoni, assicura il neosegretario del Pdl. «La sinistra fino al 14 dicembre voleva fare governi tecnici, istituzionali e altri sinonimi per non dire la parolina magica, e cioé ribaltone. Noi siamo contro ogni formula che preveda l'espropriazione del voto popolare».

Con Udc alleanza possibile, ma senza sacrificare Berlusconi
All'Udc, invece, Alfano lancia l'ennesimo appello perché si arrivi alla grande casa comune dei moderati. «Di Casini ho un grande rispetto. È entrato da solo in Parlamento, con i suoi voti e basta, e ha fatto un'opposizione dura, a volte eccessivamente severa, ma gli va dato atto che è stato eletto all'opposizione e lì è rimasto. Non ci ha tradito». Con l'Udc, prosegue Alfano, «non credo che domani mattina siamo pronti per ricominciare il cammino, ma le nostre strade non sono destinate a restare separate». Un'alleanza con i centristi è ancora possibile, quindi, ma solo a una condizione. «Non siamo disponibili ad allargare alcunchè se questo vuol dire sacrificare Berlusconi».

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