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Questo articolo è stato pubblicato il 08 luglio 2011 alle ore 06:37.

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Una manovra «iniqua e inaccettabile» che mortifica l'innovazione e la ricerca di punta. E che rischia di provocare massicce delocalizzazioni produttive, con tanto di taglio dell'occupazione, verso mercati e Paesi più "ospitali" dell'Italia. «È stata una sorpresa, ci avevano promesso che questa volta la farmaceutica non sarebbe stata colpita. Ormai siamo a un punto di saturazione»: Massimo Scaccabarozzi, neo presidente di Farmindustria, ieri ha messo la manovra come primo punto nell'agenda della sua conferenza stampa di insediamento. Perché la sorpresa invece è arrivata con la manovra, assestando alle imprese un taglio da 800 milioni dal 2013 col pay back del 35% sullo sfondamento della spesa farmaceutica in ospedale.
E ora Farmindustria rilancia. Per "raddrizzare" la manovra, al di là di quello che potrà fare intanto il Parlamento, Scaccabarozzi e l'intera squadra dei vicepresidenti che lo affiancavano, chiedono «un tavolo urgente, ora e subito, fin da luglio» col Governo e con le Regioni. Purché sia un «tavolo operativo», per sfruttare il margine di tempo che c'è davanti di qui a giugno del 2012 per cercare soluzioni alternative. Un tavolo che guardi a tutta la spesa sanitaria, non solo a quella farmaceutica che in questi anni è cresciuta assai meno degli altri comparti, con l'obiettivo di «lavorare sull'appropriatezza e la responsabilizzazione delle Regioni». «Il tavolo è opportuno, la mia porta è sempre aperta», ha risposto a distanza il ministro della Salute, Ferruccio Fazio.
Intanto le industrie lamentano i 3 miliardi di tagli incassati negli ultimi anni, mentre vantano crediti dal Ssn per 3,7 miliardi che in media vengono rimborsati dopo 240 giorni, ma con punte fino a 650 giorni al Sud. «Abbiamo crediti, non ci pagano, ma ci chiedono di ripianare disavanzi che non sono stati provocati da noi».
Insomma, la manovra brucia ancora di più. E lo stesso «tetto» della spesa farmaceutica ospedaliera (il 2,4% dell'intera spesa sanitaria), viene bocciato: «È fittizio e sottostimato», sostiene Farmindustria. Perché dentro c'è la vera innovazione, quella di punta e più costosa, a partire dagli oncologici. Anche se secondo uno studio del Cergas-Bocconi, la spesa per farmaci in ospedale è in Italia del 10% inferiore a quella media nella Ue. Chissà se il «tavolo», se e quando ci sarà, ne terrà conto.
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