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Questo articolo è stato pubblicato il 11 luglio 2011 alle ore 06:36.

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Per alcuni è una buona notizia. Per altri, invece, non sarà il trampolino di lancio del venture capital in Italia. Gli addetti ai lavori sono divisi sulle agevolazioni previste nella Manovra.
«Non credo che avranno un grande impatto - dice Giancarlo Rocchietti, presidente della finanziaria Piemontech che investe in capitale di rischio per le imprese innovative - perché il venture capital è un investimento rischioso dove gli utili arrivano, se va bene, dopo tre-quattro anni. Piuttosto che detassare i dividendi sarebbe stato meglio seguire l'esempio della Francia, che ha invece introdotto un sistema di defiscalizzazione per il capitale investito».
A fine 2007 Parigi ha, infatti, previsto una riduzione d'imposta del 25% sulle somme investite in fondi comuni d'investimento innovativi, con un tetto massimo.
«Con questi provvedimenti - spiega Rocchietti - Oltralpe sono stati raccolti milioni di euro». Le nuove misure inoltre «dimenticano i business angel, che giocano invece un ruolo chiave di sostegno alle start-up» puntualizza Rocchietti, che è anche presidente del Club degli investitori, un gruppo di imprenditori piemontesi che scommette su società innovative.
Guarda alle esperienze maturate in altri paesi anche Francesco Marini Clarelli, presidente di Italian Angel for Growth, la più grande associazione di business angel italiana: «Per ridurre il rischio l'unica strada è poter detrarre dalla dichiarazione dei redditi una quota dell'investimento in modo da liberare risorse da impiegare in un'altra iniziativa. Non credo che ci sarà un singolo sottoscrittore in più rispetto a quelli che ci sarebbero in assenza di questa norma».
Per Paolo Anselmo, presidente di Iban, Italian business angel network, «la nuova disposizione permetterà di creare nuovi veicoli di finanziamento per le start-up tecnologiche, che richiedono sempre di più investimenti consistenti». Restano però ancora alcuni tasselli da sistemare: tra questi Anselmo cita, oltre all'atteso via libera della Commissione Ue sui soggetti giuridici, anche il decreto del ministero dell'Economia e delle Finanze che dovrà stabilire le modalità di rendicontazione annuale dei gestori di fondi di venture capital e le sanzioni nel caso di mancato rispetto dei requisiti.
Più ottimista Enrico Gasperini, fondatore di Digital Magics, incubatore di start-up digitali: «Una buona notizia, visto che per la prima volta vengono messe in agenda agevolazioni per il venture capital: il nostro è un mercato agli albori dove non si è mai costruita una filiera dell'innovazione. In questo periodo c'è molto fermento, voglia di crescere, il prossimo passo potrebbe essere quello di sensibilizzare i grossi patrimoni per creare fondi privati».
Promuove l'articolo 31 della Manovra anche Pierluigi Paracchi, già creatore di Quantica nel 2002 e oggi fondatore e investment advisor di Axòn Capital, società di venture capital con sede a Madrid. «Il provvedimento va nella giusta direzione - dice - l'amministrazione pubblica ha fatto la sua parte, ora tocca ai privati. Serve un salto culturale: in Italia il venture capital resta un oggetto misterioso. Trattative che all'estero durano pochi giorni, da noi si prolungano per mesi perché non si conoscono le regole del gioco».

Fr. Ba.
C. Bu.

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