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Questo articolo è stato pubblicato il 12 luglio 2011 alle ore 06:38.

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Gli effetti collaterali
Sul mercato i grandi hedge fund stanno già cercando di calcolare il punto di «rottura»: il livello di rendimento che diventa veramente intollerabile. «Secondo i nostri modelli di rischio – spiega un gestore – per i BTp decennali il massimo tollerabile è il 7%: Grecia e Portogallo più o meno quando hanno raggiunto questi livelli hanno dovuto chiedere aiuto al Fondo Monetario e all'Europa». Partendo dal presupposto che i modelli di rischio non vanno presi per oro colato, vedere i BTp decennali al 5,7% fa comunque un effetto un po' sinistro. Per questo tanti fondi stanno alleggerendo le posizioni sui BTp e, di conseguenza sulle banche italiane che sono viste come un rischio analogo.
Piccolo effetto collaterale: questo avvita ulteriormente la situazione. Le banche della Penisola hanno infatti 200 miliardi di BTp in pancia, per cui il ribasso dei prezzi dei titoli di Stato si traduce in perdite in bilancio (solo per i titoli iscritti come trading). Non solo. Gli istituti che hanno usato i BTp come collaterale (garanzia) delle operazioni di pronti contro termine con altre istituzioni finanziarie (non con la clientela di piccoli risparmiatori), sono costretti a reintegrare le garanzie. E questo provoca altre fuoriuscite di liquidità. Insomma: il circolo vizioso si avvita.
La speculazione
In questo contesto si inseriscono gli investitori, che cercano di trarre profitto o di limitare le perdite. Tanti vendono azioni bancarie in Borsa. Tanti altri lo fanno attraverso i listini meno trasparenti. «Sui mercati vediamo un'elevata attività ribassista e ordini girati sugli Mtf (listini alternativi, ndr) e su dark pool», afferma Alessandro Capuano di Ig Markets. I «dark pool» sono mercati all'ingrosso privi di qualunque trasparenza: chi passa da queste «piscine oscure» (traduzione letterale) non lascia tracce.
Se si pensa, poi, che attraverso derivati azionari (tutti trattati fuori-borsa) i grandi investitori possono vendere anche in modo sintetico azioni bancarie, il vortice è fatto. Motivi reali si intersecano con quelli speculativi. Ed è inutile prendersela con gli speculatori: forse la responsabilità maggiore è di chi non è riuscito a regolamentare mercati immensi e non è riuscito nemmeno – a oltre un anno dalla crisi in Europa – a partorire una soluzione.
m.longo@ilsole24ore.com
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UN LEGAME "INCROCIATO"
Il grafico soprastante mostra l'andamento di ieri dell'indice di Piazza Affari, Ftse Mib (in blu) a confronto con la performance del differenziale di rendimento (spread) tra titoli di Stato italiani (BTp) e tedeschi (Bund).
Ai rialzi dello spread corrispondono altrettanti e immediati cali dell'indice borsistico italiano. A conferma del fatto che i mercati azionari sono fortemente influenzati dalla percezione del rischio sui titoli di Stato.
La giornata borsistica di ieri ha subìto in particolare due scossoni al ribasso: alle 13 e alle 15.30/16. Nello stesso momento si registrano due forti impennate dello spread, che prima passa da 270 a 290 punti base circa, per poi schizzare da 280 a oltre 300 punti.
GLI EFFETTI SUL SISTEMA
L'effetto differenziale Quando una banca chiede in prestito denari, deve offrire un interesse più elevato rispetto a quello del suo Stato
La zavorra Le nostre banche hanno in pancia 200 miliardi di BTp: il ribasso dei prezzi si traduce in perdite in bilancio
La soglia del 7% per i BTp Sul mercato i grandi hedge fund stanno già cercando di calcolare il punto di «rottura» dei bond italiani

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