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Questo articolo è stato pubblicato il 13 luglio 2011 alle ore 08:09.
Cambia, ma non troppo, l'imposta di bollo sul deposito titoli. La stretta a carico dei possessori di titoli resta nella sostanza: viene però rimodulata la progressività dell'imposta che sarà uguale per tutti, e pari a 120 euro, nel 2011 e nel 2012.
Dal 2013, però, diverrà progressiva partendo da un minimo di 120 euro per arrivare fino a 1.800 euro per i depositi di titoli «il cui complessivo valore nominale o di rimborso presso ciascuna banca sia superiore a 300 mila euro». L'ipotesi allo studio più accreditata, da trasformare in emendamento alla manovra, ieri sera risultava in questi termini.
L'altra novità è la scelta di applicare l'imposta alle comunicazioni relative ai depositi inviate dagli intermediari finanziari. Non si tratta più, come formulato in un primo momento, dell'incremento dell'imposta di bollo sui depositi, oggi pari a 34,2 euro.
Quella, a quanto pare di capire, resta invariata. Nei fatti si aggiunge un'altra imposta alle comunicazioni. «Per effetto della modifica normativa - si legge nella relazione al nuovo articolo circolata ieri - rimane invariato l'importo dell'imposta di bollo relativa agli estratti conto, mentre si realizza un aumento del tributo nel tempo esclusivamente per le comunicazioni relative ai dossier titoli inviate dagli intermediari». La norma a cui fa riferimento il nuovo articolo (ovvero il Testo unico bancario), in verità, prevede tali comunicazioni (che devono avvenire almeno una volta l'anno) riferendosi ai contratti tra banche e clientela. Nel caso specifico dei conti correnti, si dice che gli estratti conto possono avere cadenza annuale, semestrale, trimestrale o mensile.
Il nuovo articolo prende a riferimento, per scaglionare i pagamenti dell'imposta, periodicità annuali, su cui si pagano 120 euro, semestrali con 60 euro, trimestrali con 30 euro e mensili con 10 euro. Per l'anno corrente e per il prossimo questo importo vale per tutti. Dal 2013 le cose cambiano perchè vengono introdotte quattro fasce in base al valore (nominale o di rimborso) dei titoli posseduti in ciascuna banca (e questo fa pensare che l'imposta si applichi sul valore complessivo riconducibile a un soggetto in una banca e non sui diversi dossier posseduti nello stesso istituto). Si parte da un valore inferiore a 25mila euro sui quali l'imposta si dimezza a 60 euro; c'è poi una soglia di 100mila euro, per la quale l'imposta resta a 120 euro. Fra i 100 e i 300 mila euro sale a 720 euro, per salire a 1800 euro oltre i 300 mila euro.
Il gettito previsto dovrebbe restare invariato rispetto alla precedente formulazione della norma: nei primi due anni l'incasso atteso è pari a 892 milioni l'anno, mentre dal 2013 l'attesa di incasso è pari a 2,362 miliardi(contro 2,354 miliardi stimati in precedenza).
Per calcolare l'incasso i tecnici hanno preso a riferimento i dati di fonte Eurisko, secondo il quale il 26% dei correntisti italiani ha un conto titoli. E ancora: i dati Abi, secondo la quale il numero dei conti correnti in Italia è pari a 40 milioni. Fatte le dovute proporzioni, i deposito titoli destinati a essere intercettati dalla norma sono stimabili in 10,4 milioni; di questi 2,6 milioni sono sotto 25 mila euro; 5,9 milioni tra 25mila e 100 mila euro; 1,45 milioni tra 100mila e 300 mila euro; 450 mila oltre 300mila euro. La fascia destinata a versare un gettito maggiore è quella tra 100 e 300mila euro, dalla quale ci si attende a regime un incasso di 994,4 milioni di euro. La precedente versione prevedeva invece solo due fasce, una sotto 50mila euro e una sopra quella soglia. La relazione allegata al nuovo articolo chiarisce che la modifica proposta «è informata a principi di progressività e ha l'ulteriore obiettivo di ridurre il rischio di spiazzamento degli investimenti in titoli di Stato».
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