Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 13 luglio 2011 alle ore 08:52.

My24
Ciampi: «Solo uniti ce la faremo». Nella foto Carlo Azeglio Ciampi, 90 anni, presidente della Repubblica dal 1999 al 2006 (Imagoeconomica)Ciampi: «Solo uniti ce la faremo». Nella foto Carlo Azeglio Ciampi, 90 anni, presidente della Repubblica dal 1999 al 2006 (Imagoeconomica)

Fiducia, coesione, unità d'intenti, responsabilità. Carlo Azeglio Ciampi evoca concetti che sembrano adattarsi assai poco alla litigiosa classe politica nostrana. Certo la novità dell'approvazione lampo della manovra va accolta con favore, ma non può essere un episodio isolato.
«Stiamo assistendo in queste ore a scenari antichi», osserva il presidente emerito della Repubblica. Già come in quel lontano 1997, quando in gioco era l'ingresso dell'Italia nel gruppo di testa della moneta unica, e Ciampi da ministro del Tesoro del Governo Prodi andò in giro per l'Europa a parlare con i suoi colleghi, ma soprattutto a convincere i mercati che sull'Italia si poteva scommettere. «Come riuscii a rientrare dal deficit? Semplice a dirsi, molto complicato a farsi. Operando sulla spesa per interessi, che alimenta il debito, e che è esattamente il termometro della percezione dei mercati sull'affidabilità di un Paese».

Già, presidente, ricordiamo tutti quel suo girovagare da "commesso viaggiatore" tra le capitali di mezza Europa e le piazze finanziarie con un foglietto in mano che registrava ad horas l'andamento dello spread tra il BTp decennale italiano e il corrispondente bund tedesco. La forbice, come ora, si era allargata a dismisura. Sembrava una mission impossible. «Quando avviai la manovra per ridurre di quattro punti in un anno la spesa per interessi, lo spread aveva raggiunto i 600 punti base. Una cifra impressionante, un divario che sembrava impossibile colmare. Bene, riuscimmo a portare il differenziale a 40 punti base. Già sotto i 200 punti sui mercati a Londra ci fu chi brindò. Poi arrivammo al minimo storico. Si trattò senza dubbio di un risultato straordinario».

Il miracolo Ciampi? «Guardi, al di là della mia persona, decisivo fu il segnale che riuscimmo a inviare ai mercati. Il segnale che avevamo in pugno la situazione. Fu una manovra tutta improntata sulla fiducia». Eccoci nuovamente al concetto di partenza. «Fiducia - spiega il presidente emerito della Repubblica - significa dare messaggi chiari ai mercati. A quel punto si mette in moto quel prezioso circuito virtuoso che attraverso l'abbattimento della spesa per interessi consente di ridurre stabilmente il deficit di bilancio e il debito. Fiducia è un termine che va abbinato a un altro elemento decisivo, che a volte si trascura».
Quale presidente? «L'avanzo primario. È venuto il momento di ridare forza e valore a questo indicatore. Oggi sembra quasi che nessuno se ne curi. Eppure si tratta di un fattore fondamentale, perché fotografa il rapporto tra entrate e uscite al netto della spesa per interessi. Quando entrammo nell'euro mi impegnai a portare l'avanzo primario al 5% del Pil. E così fu. Ecco come si mette in moto il circuito virtuoso. Un avanzo primario di tale entità consente di ridurre stabilmente il debito pubblico. Va ripristinato e ricondotto a quel livello».

E allora ripercorriamole insieme, presidente Ciampi, quelle settimane del 1997. Lei parlò senza mezzi termini di «un premio di credibilità». Ecco quel che occorreva, era la condizione indispensabile perché la ritrovata fiducia sui mercati si traducesse nella drastica contrazione della spesa per interessi. Il risultato fu impressionante. Il deficit scese in un solo anno dal 6,7 al 2,7% del Pil.
«Ricorda - commenta Ciampi - quel che dissi al Sole 24 Ore il 2 maggio del 1998, quando vennero fissate le parità bilaterali con l'euro e l'Italia entrò ufficialmente nell'euro? Mi si chiese a cosa fosse dovuto il mutato atteggiamento di un osso duro come il ministro olandese delle Finanze, Gerrit Zalm. Risposi che a un certo punto della riunione Zalm prese la parola e disse: "Ora desidero parlare in italiano per esprimere il mio apprezzamento al ministro Ciampi". Tra i Governi e sui mercati era tornata la fiducia. Subito dopo Zalm venne ad abbracciarmi. Ognuno conduceva la sua battaglia, con grande lealtà reciproca. Così come non dimentico quel che disse Tony Blair, presidente di turno dell'Unione europea e primo ministro di un Paese che non aderiva alla moneta unica: "Oggi - disse - è una giornata storica". Abbiamo bisogno di tornare a vivere momenti alti come quello».

Se per riguadagnare terreno occorre lavorare sul ripristino della fiducia perduta, allora, presidente, la convergenza realizzatasi in queste ore sotto la regia del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sulla manovra è senz'altro da apprezzare. «Non c'è dubbio. È una novità da registrare con grande favore. Se siamo uniti ce la possiamo fare».
Certo, presidente Ciampi, e tuttavia questa non è una partita che possiamo giocarci da soli. In Europa sembra proprio che si navighi a vista. «È la vecchia questione. Ricorda? Ho usato tante volte il termine zoppìa per rappresentare l'anomalia di un'Europa unita sotto il segno della moneta, con la Bce autentica ma unica istituzione federale, priva però di una politica economica comune. Ecco il risultato. Siamo ancora a quel punto. In Europa non c'è coesione, non c'è unità d'intenti. Si registra un'evidente carenza d'iniziativa. Viviamo in Italia, e non solo, un momento privo di nerbo».
Basterà questa manovra per placare la speculazione, presidente? «Se la manovra è seria, basta. Il punto - ribabdisco - è riannodare il circuito di fiducia tra il Governo e i mercati».

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi