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Questo articolo è stato pubblicato il 14 luglio 2011 alle ore 08:16.

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ROMA - Colpo di scena sull'arresto di Alfonso Papa. In ventiquattr'ore, la Lega si è spaccata tra favorevoli (maggioranza) e contrari, evitando però di prendere una posizione ufficiale («Li teniamo sulle spine...» andava dicendo ieri Umberto Bossi), e la Conferenza dei capigruppo ha fissato per mercoledì prossimo il voto in aula, alle quattro del pomeriggio.

Quanto basta per far cambiare di nuovo strategia al Pdl, più che mai preoccupato di un possibile via libera all'arresto da parte della Giunta per le autorizzazioni. Di qui la decisione di chiedere tempo e rinviare la conta ad oggi, sempre che nel frattempo sia stato possibile esaminare le 16mila pagine contenute in una chiavetta depositata ieri da Papa e che a suo dire dimostrerebbero «come i pm di Napoli abbiano continuato a pedinarlo e intercettarlo pur sapendo che era un parlamentare». La chiavetta è finita nella cassaforte della Giunta e delle 16mila pagine ne sono circolate una cinquantina che, secondo l'opposizione, riguardano intercettazioni «involontarie e casuali» già dichiarate inutilizzabili dal Gip, a conferma della sua «assoluta terzietà». Ma il Pdl rivendica il diritto-dovere di spulciare l'intero malloppo con attenzione. «Stiamo discutendo di libertà personale, non di cioccolatini», osserva Maurizio Paniz, ricordando che il termine a disposizione della Giunta scade il 15 luglio. L'impressione è che di fronte ai 'tormenti' della Lega e alla prospettiva di finire in minoranza, il Pdl preferisca consumare tutto il tempo a disposizione senza arrivare alla conta, rinviando all'aula il momento della verità. Dove, complice il voto segreto, spera ancora di 'salvare' Papa.

Delle 16mila pagine molto si è favoleggiato nelle scorse settimane, in Transatlantico, sui divani del centrodestra. Pagine «compromettenti anche per l'opposizione», assicurava più d'uno, agitando il fantasma del gossip bipartisan. Di quelle carte il Pdl aveva chiesto l'acquisizione in Giunta, senza ottenerla. Ieri ci ha pensato Papa, creando le premesse per un rinvio. Peraltro, dal verbale della riunione di Giunta risulta che, all'unanimità, è stato concordato di chiudere con il voto entro le 10,00 di stamattina, termine suscettibile di slittare solo di un altro giorno, fino al 15, perché si andrà in aula mercoledì 20 e, in mancanza del voto in Giunta, sarebbe il presidente della Giunta Pierluigi Castagnetti a riferire all'assemblea. Papa assicura di aver voluto depositare le nuove carte solo perché dimostrerebbero che è stato intercettato illegittimamente, ma l'opposizione le considera irrilevanti. «Anzi - osserva Marilena Samperi del Pd - Papa utilizzava illegittimamente utenze telefoniche intestate ad altri soggetti ignari, causando lui stesso intercettazioni involontarie e casuali». Pd, Idv e Terzo Polo confermano di essere a favore dell'arresto mentre la Lega continua a fare melina. I due leghisti presenti in Giunta (Paolini e Follegot) non si sbilanciano, tanto che il finiano Giuseppe Consolo commenta: «Sulla Lega è meglio stendere un velo pietoso».

In realtà il Carroccio è spaccato: in una riunione di gruppo il presidente Marco Reguzzoni avrebbe invitato a votare contro l'arresto, come il Pdl, ma i 'maroniani' (49 su 59) avrebbero risposto picche non solo per prendere le distanze dalle «nefandezze» della casta ma anche per motivi di lotta politica: dare un avvertimento a Tremonti e fargli capire che, dopo il sì all'arresto di Papa, potrebbe arrivare quello per Marco Milanese, braccio destro del ministro per l'Economia. In Giunta, i due leghisti potrebbero dividersi o defilarsi, decretando la sconfitta della maggioranza. Di qui l'idea di 'saltare' quel passaggio e di andare direttamente in aula, dove, se verrà chiesto il voto segreto, può succedere di tutto.
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