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Questo articolo è stato pubblicato il 14 luglio 2011 alle ore 06:40.

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TOKYO. Dal nostro inviato
C'è un italiano dietro la svolta antinuclearista del primo ministro giapponese Naoto Kan? Il dubbio è stato sollevato dal quotidiano Nikkei e ripreso dai blogger, due giorni prima che, ieri, Kan rompesse un tabù storico dichiarando che il Giappone dovrebbe cercare di realizzare una società non dipendente dal nucleare. Pur senza indicare una tempistica, il premier ha prospettato un graduale ridimensionamento in più fasi con l'obiettivo ultimo di un Giappone "no nukes".
Il Nikkei non ha fatto il nome del «notorio antinuclearista italiano» sospettato di lavare il cervello del premier. È Pio D'Emilia, corrispondente di Sky TG24. Il 29 giugno Kan ha telefonato nel corso della presentazione, all'Istituto Italiano di Cultura, del libro "Tsunami nucleare" di D'Emilia, esprimendo l'auspicio di un forte cambiamento di prospettiva diventato necessario dopo Fukushima. In serata Kan è passato in uno dei ristoranti di Salvatore Cuomo, re della pizza in Giappone e fondatore di una charity pro-terremotati. Lì, senza mangiare, ha brindato e scambiato battute con il giornalista. Poi il Nikkei ha ipotizzato un'influenza straniera su decisioni strategiche per il Paese. «Mi meraviglio che si possa pensare a una mia influenza su Kan – afferma D'Emilia -. Certo siamo amici da più di vent'anni. Tra amici si parla. Quella sera gli ho detto che dopo la decisione tedesca di uscire dal nucleare e il referendum italiano, in fondo si potrebbe creare un nuovo tripartito Roma-Berlino-Tokyo, che cerchi ancora una leadership mondiale. Questa volta, però, a fin di bene: nelle energie alternative».
Agli osservatori più accorti, la verità è semplice: Kan sembra ormai politicamente spacciato: i suoi giorni - o meglio settimane - da premier sono contati e così la sua leadership nel partito. L'unica possibilità di entrare nei libri di storia è lasciare un'eredità come il primo premier ad aver suggerito di dire basta all'energia che, da Hiroshima a Fukushima, ha sconvolto la nazione. Se poi Kan, da lottatore, volesse cercare di rilanciarsi, l'unica possibilità che gli resta è sciogliere il Parlamento - magari il 6 agosto, anniversario di Hiroshima - e convocare gli elettori su un unico tema-chiave a mo' di referendum: l'uscita dal nucleare. Koizumi l'aveva fatto, con successo, sul ben più astruso argomento della privatizzazione di Japan Post. A reattori di Fukushima ancora caldi e lontani dal "cold shutdown", la tentazione, per un politico di razza, può essere forte.
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